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La Patria. Geografia dell'Italia
Sicilia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1893, pagine 684

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Quinta — Italia Insulare
   fianco sinistro del nemico; in quel momento i cannoni d'Orsini trassero qualche colpo. 1 Borbonici, già affranti dalle fab'che della giornata e scoraggiati pei movimenti ripetuti di ritirata, quando si videro di bel nuovo e impetuosamente assaliti ed udirono, in giunta, il rombo del cannone cessarono, dopo alcuni spari di fucile, ogni resistenza e fuggirono a precipizio verso Galatafimi.
   Garibaldi aveva vinto la prima bai taglia. Ei bivacco sul terreno conquistato per dare il riposo necessario a' suoi soldati sfiniti, quantunque non pochi fra essi chiedessero istantemente l'assalto immediato di Calatafimi. Quanto a reficiarli bisognò deporne il pensiero, mancando viveri e bevande.
   Il brigadiere Landi si affrettò ad inviare al principe di Gastelcicala un rapporto che incominciava con le parole: Eccellenza! aiuto, pronto aiuto! aggiungendo un cumulo di millanterie menzognere, rapporto intercettato non v'ha dubbio dalle bande siciliane che scorrazzavano la campagna intorno Palermo.
   Se non che quando il Landi, giunta che fu la notte, vide brillare i fuochi numerosi dei bivacchi nemici sulle alture circostanti ed ebbe nuova in giunta che bande considerevoli cominciavano a farsi vedere nelle regioni d'Alcamo e di Garini, vale a dire, a traverso la linea di ritirata sopra Palermo, prese subitamente un'altra risoluzione e sgombrò in gran fretta Galatafìmi avviandosi ad Alcamo e a Partinico.
   La mattina del 16 maggio Garibaldi entrò perciò liberamente ili Galatafìmi, ove fu accolto con grandi dimostrazioni di gioia e dove pose immediatamente in libertà -IO prigionieri politici indirizzando nell' istesso tempo a' suoi compagni d'armi un bellissimo oidine del giorno.
   Le perdite del combattimento di Galatafìmi non furono mollo gravi da ambe le parti. I Borbonici non ebbeio infatti che trentaquattro morti, centoquarantotto feriti e sei prigionieri e i Garibaldini duecento fra morti e feriti, fra i quali nove Carabinieri genovesi uccisi su trentaquattro (1).
   In regola generale il primo combattimento porta sempre il pronostico dei successivi nella medesima campagna se gli avversari rimangono su per giù i medesimi; per tal modo al combattimento vittorioso di Wòrtli tennero dietro nel 1870-71 le vittorie strepitose e continuate dei Tedeschi in Francia. Egli è perciò che Garibaldi volle vincere ad ogni costo a Galatafìmi, ben sapendo che da quella prima vittoria dipendeva il buon esito di tutta la campagna.
   Il risultato ottenuto fu più importante le mille volte dell'entità del fatto d'arme in sè: i volontari, la maggior parte dei quali non avevano ancor combattuto, derivarono un coraggio ed una fiducia Illimitate in Garibaldi da questo primo lieto successo; i Borbonici rimasero demoralizzati e diffusero il contagio della paura in tutte le truppe napoletane disseminate in Sicilia; l'insurrezione finalmente si raffermò dilatandosi sicura oggimai di aver trovato il suo capo invincibile nell'eroe nizzardo.
   Nell'istessa guisa che il combattimento di Montebello fu, nella campagna del 1859, il preludio glorioso di Magenta e di Solferino, il combattimento di Galatafìmi fu il preludio non meno glorioso della presa di Palermo, delle vittorie di Milazzo e di Reggio, della caduta di Gapua e di tanti altri trionfi memorandi che verremo narrando via via inoltrandoci nell'opera nostra.
   Nelle sue Memorie autobiografiche Garibaldi così si esprime:— Calatafimi! avanzo di cento pugne, se all'ultimo mio respiro i miei amici mi vedranno sorridere per l'ultima volta d'orgoglio, sarà ricordandoti; poiché io non rammento una pugna più gloriosa! —
   (1) Il colonnello Ilustow ragguaglia le perdite dei Napoletani a 14-0 fra morti e feriti e quelle dei Garibaldini a 70 circa. Marco Monnier fa ascendere le perdite di questi ultimi a 128 feriti e 18 morti.