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l'arte Quinta — Italia Ir^ularr-
La chiesa, capolavoro dei monumenti sacri medioevali ed una delle più antiche della Sardegna, forma un rettangolo la cui lunghezza e quasi tripla della larghezza. Sorge in un angolo del colle a est, a piò del castello ed è si bella esternami nte, che regge al paragone di quelle del medesimo stile sul continente. È costruita tutta di massi bene squadrati di pietra nera vulcanica tratta dalle cave vicine. Semplice la facciata con nel mezzo un'unica porta e fineslroni a doppio arco sorretti da colonnette. La chiesa è a tre navate, delle quali le due laterali coperte da vòlte a padiglione e quella di mezzo, più alta e più larga, da un tavolato. Due file di grosse colonne composte di neri massi vulcanici anch'esse e collegati da grappe di ferro, separano la maggiore dalle navate minori; queste colonne sono di ordini diversi, avendo alcune il capitello dorico, altre jonico edaltrecoririzio.il campanile ergesi al fianco destro della chiesa e vi si ascende in cima per una scala esterna di pietra vulcanica. Fu questa chiesa rinomala per Inni concilii, che furori vi celebrati sin dal 1135; conservansi dipinti lodati di Giovanni Mura, pittore sardo, che fiori nei primi anni del secolo. Questa chiesa fu costruita nel 1054, ma l'aitar maggiore, secondo una iscrizione apposta al pallio, data dal 1107.
Oltre la chiesa sono da osservare gli avanzi dell'antico castello d\Ardara, poco discosto dall'abitato, sopra una piccola eminenza; castello quasi tutto vandalicamente disfatto nel 1798 per averne i materiali. Era la residenza ordinaria dei giudici turritani, i cui figliuoli vi ricevevano l'educazione e vi apprendevano l'arte di governare. Dai ruderi delle sue mura si argomenta che il castello era ottagonale.
Vi sono ancora nel territorio non rnen di undici Nuraghi, dei quali i maggiori, quantunque non più intatti, pare abbiano l'altezza di 10 metri. Nè mancano gli altri soliti monumenti antichissimi detti Sepolturas de Gigantes e iJomos de Janas. o Case delle fate. L'ubertoso territorio d'Ardara produce in copia grano, orzo, fave, lino, buon vino ed alberi fruttiferi. Selve e bestiame numeroso, il cui prodotto smerciasi a Sassari; selvaggiume.
Cenni storici. — Ardara, ora umil villaggio, vanta uno splendido passato. Da alcune monete romane rinvenutevi argomentasi che esisteva già sotto i Romani; ma la maggior sua gloria rifulse nel medioevo quando era capitale del Logudoro e sede, non solamente dei Giudici turritani, ma anche dei vescovi di Bisarcio (ora d'Ozieri). In quel tempo aveva quasi un miglio di circuito, comprendendo tutta l'amena collina, alle cui falde ora si trova. La sua decadenza s'iniziò nel secolo XIII, quando, abbandonato il castello, ebbe fine, coi Giudici turritani, il suo antico splendore, non rimanendole nei secoli successivi che il nome di Burgu de Ardar.
Nel 1038 dimoravano in Ardara Comita II di Torres, di origine pisana e la sorella Georgia. Andrea Tanca, socio nel regno a suo padre Parasone I, nel 1064, morì in Ardara e vi fu seppellito. Nel 1127 vi mori pure Costantino I; nel 1135 ebbe luogo quivi un concilio nazionale, presieduto da Uberto, arcivescovo di Pisa e primate di Corsica e di Sardegna. Il re Enzo rinchiuse nel castello Adelasia di Torres. Nel 1326 città e castello furono assediati dagli Aragonesi, comandati da Raimondo dì Cardona.
Nel secolo XIV il castello fu occupalo dai Doria, Ì quali furono poi sconfitti nel 1335 dagli Aragonesi. Nel 1356 il castello venne in potere del Giudice di Arborea per vendita fattane da Damiano Doria. Nel 1410 Raimondo Ruisech vendette il feudo d'Ardara a Francesco Saba di Sassari. Nel 1478 Artale Alagon e Giovanni Dessena, visconte di Saniuri, assalirono il castello e il borgo d'Ardara, ma, respinti con gravi perdite, furono, come già si è detto, costretti a ritirarsi nel vicino paese di Mores, ove poco appresso vennero di nuovo e compiutamente sconfitti. La distruzione di Ardara fu compiuta dalle pestilenze, che spopolarono la Sardegna a più riprese, ma principalmente nel 1652.
Coli, elett. Ozieri — Dioc. Ozieri — 1J a Mores, T, e Str, ferr. locali.