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La Patria. Geografia dell'Italia
Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 463

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Quinta — Italia Insulare
   zone di terreno destinate a pascolo ed ove grosse mandre di bovini v'ingrassano e si moltiplicano. Ilavvì un rinomato caseificio, il quale provvede la società Sardo-Pt onta ria, che esita i prodotti, assai pregiati, nella capitale.
   Uomini illustri, — Vi ebbe i natali l'insigne teologo è letterato Giovanni .Maria Bua, arcivescovo di Oristano, morto nel 183G.
   Coli, elett. Tempio Pausania — Dioc. Ozieri — P! T. e Str. ferr.
   Berchidda (1873 ab.). — Sorge a 250 metri di altezza, alla falda del monte IAmboni, sotto il picco del Gigari tino e pare che in tempi remoti fosse maggiore e si componesse di due rioni separati da un largo di sessanta metri; veggonsi ancora ì ruderi della chiesa di San Sisto, antica parrocchiale. L'odierna di San Sebastiano è antica anch'essa; due altre chiese filiali e cinque rurali Molti Nuraghi distrutti ed una Sepoltura di Giganti, in cui, se vera è la fama, si rinvennero ossa umane, rottami di giarre e di fine terraglie, ampolline ed altre anticaglie. Boschi glnandiferi, grano, orzo, fave, lino, legumi, ortaglie in copia, vigne ed alberi da frutta; bestiame, ottimi formaggi, apicoltura, seivaggiurrie e cacciagione.
   Castello di Montacuto. — Nel medioevo, sul vertice del cono di Montacuto, sorgeva il castello di questo nome, detto pure di Berchidda e da cui prese nome il dipartimento di Montacuto. Di questo castello, ritenuto il più antico dell'isola, non rimangono ora che i ruderi con la cisterna. Non si sa quando fosse fondato riè da chi; certo però che è antichissimo. Nel 1237 Adelasia, regina del Logudoro e il suo marito Ubaldo Visconti, lo cedettero al papa Gregorio IX consegnandolo ad un Alessandro legato apostolico, il quale, con atto rogato nello stesso castello, lo dava poi in commenda al vescovo d'Anipurias, perchè lo consegnasse a colui che venisse indicato dal papa. Giorni dopo un altro atto stipulato in Ardara rimetteva i giudici in possesso dei propril Stati per investitura loro conferita dalla S. Sede, la quale li aveva avuti in cessione, da Adelasia, previo consenso dello sposo per la salute della sua anima e per la rimessione dei peccati dei suoi parenti. Fu però stabilito che i beni, nel caso di morte dei giudici, senza aver lasciato figli, tornassero alla S. Sede, alla quale essi pagavano l'annuo tributo di quattro libbre d'argento. Caduto il giudicato di Torres, il castello di Montacuto fu occupato dai Doria e dai Malaspina, con i paesi circonvicini. Passò poscia ai giudici d'Arborea e nel 1323 Ugone lo consegnava al re d'Aragona in segno di vassallaggio e come pegno per forte somma, assieme ai castelli del Goceano e di Bosa. Nel 1330 il re Don Pietro ne confermò il possesso a Giovanni d'Arborea, che nel 1352 ne fu spogliato dal fratello Mariano. Dopo tale epoca la storia non lo ricorda più.
   Coli, elett. Tempio Pausania — Dioc. Ozieri — P2 T. e Str. ferr.
   Monti (1252 ab.). — A 200 metri circa d'altezza, in valle, appiè di una catena di colline e presso il monte Limbara, in aria insalubre per le acque stagnanti. Parrocchiale di San Gavino, eretta nel 1784, e quattro altre chiese fuor del paese, fra cui una in montagna costruita in granito e con vicino una fonte copiosa. Dieci Nuraghi disfatti. Ghiandiferi con molto selvaggiume e cacciagione. Vi si trova un'ottima argilla, di cui i pastori si servono per far lavori grossolani, sì che paiono ì rudimenti dell'arte figulina. Grano ed orzo con pochi alberi da frutta; bestiame e molti alveari.
   Il miele che quivi si produce è, come quello d'altri vicini paesi, amaro. Tale specialità non comune in altra parte d'Europa, attirò l'attenzione non solo degli antichi, fra cui Dioscoride, Orazio e Plinio, ma pure dei moderni, fra i quali i professori torinesi Perroncito e Fine, che analizzarono questo miele, il quale ha un gusto squisito, senza ritrovarvi l'esistenza di alcun alcool o d'altro. Pare che l'amarezza provenga da certi fiorì selvatici, sparsi in gran quantità nel territorio, e dei quali si nutrono lo api, e non già da fermentazione come molli ritenevano.
   Coli, elett. Tempio Pausania — Dioc. Ozieri — P2 T. e Str. ferr.