Circondario'di Tempio Pausania
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ed ogni bugno può dare in media annuale una libbra e mezza di cera e il doppio di miele. Il miele gallurese, nei terreni aridi e secchi, e in cui abbondano le piante aromatiche, è superiore al logudorese nei luoghi umidi. I Galluresi fabbricano gran parte della loro cera e ne provvedono molte chiese nel mezzodì e nel settentrione dell'isola.
Nelle regioni più silvestri stanziano in gran numero, fra i volatili, aquile, avoltoì, sparvieri, falchi, astori, corvi, cornacchie, pernici, beccaccie, colombi, merli, stornelli e un'infinità di passeri ; e fra i quadrupedi selvatici, i mutloni, cervi, cinghiali, daini, volpi, martore, capre selvatiche, ecc. Non mancano gli uccelli acquatici.
I mari della Gallura, segnatamente nei paraggi della Maddalena e di Terranova, hanno tanta copia e varietà di pesci, che muri' altra parte delle acque sarde può competere con essi. Anche i fiumi sovrabbondano di pesci, principalmente il Termo o Coghinas, il Canina, V Olbia, il Taras e l'Unale.
Cenni storici sulla Gallura. — Il nome?di Gallura, dato ad una delle quattro parti o regni, in cui fu divisa nel medioevo la Sardegna, è di provenienza oscura. Pare vi approdassero anti ellissi inamente i Tirreni, i Cartaginesi, i Balari; e nei tempi storici, sul finire della prima Guerra Punica, accadde presso Olbia (l'odierna Terranova) una battaglia fra Annone e L. Cornelio Scipione, in cui i Cartaginesi rimasero sconfitti, Annone ucciso ed Olbia presa. Indi a non molto, allorché la Sardegna fu divenuta romana, la Gallura dovette fiorire assai più che sotto i Cartaginesi, ed Olbia divenne più popolosa. Le navi romane dovevano frequentare il l'ortus Olbimmm che non può esser altro che il Golfo di Terranova, e molto animato doveva essere il commercio per l'esportazione del bestiame da macello che provvedeva di carne la gran Roma. Ne\YItinerario di Antonino e nella Geografia di Tolomeo sono mentovate molte città antiche comprese nella regione gallurese, fra cui Tibula (nel luogo detto Lungo Sardo), non guari distante da Olbia.
Le più fitte tenebre coprono l'istoria della Gallura durante la prima metà del medioevo. Solo si sa che fu invasa e devastata più volte dai Saraceni. Il primo dei Giudici della Gallura che ci sia noto è un tal Manfredi, il quale, secondo il Landino, governava la provincia nel 1050, ma di cui non ci pervenne memoria per atti politici o militari. Troppo lunga ed incerta sarebbe qui l'enumerazione dei Giudici di Gallura e crediamo basti il dire, che il Giudicato fu dei Visconti milanesi e dei Pisani, i quali lo concedevano, prima del 1257, a Chiano, dei Visconti pisani, li quale aveva in moglie la figliuola del famoso conte Ugolino della Gherardesca, di Pisa. Chiano governò saviamente la Gallura sino al 1277, nel qual anno morì a San Miniato, lasciando erede del Giudicato di Gallura e della terza parte del regno Cagliaritano, il figlio Ugolino, noto nell'istoria col nome di Nino, il quale alla gloria della famiglia potente, da cui discendeva, aggiunse quella di avere sposato Beatrice d:Este, sorella di Azzone III signore di Ferrara, Modena e Reggio.
Dopo la celebre battaglia navale della Meloria del G agosto 1284, in cui i Pisani furono pienamente sconfitti dai Genovesi, il conte Guelfo, figliuolo del conte Ugolino, che si trovava in Sardegna, si ribellò agli uccisori del padre e fortificate Villa Iglesias, Domusnovas, Acquafredda, ecc., sostenne a mano armata la propria indipendenza, ma, sconfitto dai Pisani coll'aiuto di Mariano di Arborea, a breve andare mori.
Nino, rappaciatosi in seguito coi Pisani, rimpatriò, ed alleatosi quindi con Genova, ov'ebbe la cittadinanza, tornò ai proprìi domimi in Sardegna, che trovo dissestala