Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia', Gustavo Strafforello

   

Pagina (401/471)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (401/471)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 463

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Mandamenti e Comuni del Circondario di Tempio Pausania
   3
   Il porlo di Terranova ha un imbocco di soli 300 metri, ma si va poi ampliando e nella parte interna son tre gruppi distinti d'isolette. La sponda meridionale forma presso l'imboccatura molti seni e qualche isoletta. Porto Vitello è un seno contiguo al collo del promontorio Ceraso dalla parte di maestro ; porto Secco è un altro seno contiguo anch'esso al medesimo promontorio e aperto al levante; e porto Taverna un terzo seno a ostro-scirocco del precedente e schiuso a greco.
   Descriviamo ora le isole e gli isolotti. Fra i capi Figari e Coda Cavallo giacciono le due cospicue isolette. Tavolava (6.12 chilom. quadr.) e Molara (3.71 chilom. quadr.). La Tavolava, antica Buccinensis di Tolomeo, è dirupata da ogni parte ed accessibile appena da uno o due punti. Stendesi verso greco, ha il dorso selvoso ed abitato da capre selvatiche. Quivi, secondo Io storico Gian Paolo Nurra, vi fu esiliato il pontefice Ponzìano. La Molara, detta anche Salzai, sta ad ostro-scirocco della precedente e a nord del capo Coda Cavallo.
   Sonvi poi altro isolette più piccole, il Figa-rotto, a ostro-libeccio e poco discosto dal capo Figari; la Pagliosa, presso l'imboccatura del porto di Terranova e i Cavalli, due isolette ad ostro di capo Ceraso con grandi scogli interposti, le quali formano, col vicino litorale australe, il porto di San Paolo. Fra queste e la parte interna di porlo Secco stanno due altre isolette.
   Al promontorio dello Spalmatore di Tavolata sono prossimi altri due grossi scogli. A est della Molara sorge Pisoletta detta il Molar otto e da questa verso libeccio, e quindi più prossimo di essa alla Molara, lo scoglio detto i Cervi.
   Proratora è un'isoletta a nord da Coda Cavallo; Mulino, altra isoletta a sud dalla punta dello Spalmatore di Tavolara ; e il Mozzo uno scoglio a sud del Mulino e poco distante dal promontorio, che protegge il porto della Taverna dal levante.
   Torniamo ora a Terranova, la quale ha vie meno irregolari di quel che crederebbesi a prima giunta e tre principali. La chiesa parrocchiale, dedicata a San Paolo, è sufficientemente capace; tre chiese filiali nell'abitato e parecchie campestri e in rovina fra cui San Simplicio, antica cattedrale.
   Il territorio solcato da alcuni rivi, di cui il principale è VOlbiano, contiene terreni ottimi pei cereali come per le altre varie culture di vigne, orti ed alberi da frutta; la vigna è rigogliosa e produttiva, ma i vini non sono molto stimati; pascoli e bestiame grosso e minuto; caccia in monte e in pianura; calce molto stimata e legnami. Il commercio marittimo esporta granaglie, vini, formaggi, polli, lane, sugheri, licheni, olio di lentischio, e, da tutte le parti della Gallura, dal Montacuto e dalle regioni prossime a ovest, giungono derrate agrarie e pastorali per la vendita e per l'esportazione.
   Neil' isoletta di Tavolara, dalla parte che corrisponde al golfo di Terranova, scaturisce, dagli strati calcarei di uno scoglio enorme, un'acqua purgativa, ma poco nota ed adoperata dagli abitanti dei dintorni per bevanda.
   Cenni storici. — \\ìfÀi, Olbiensìs, una delle più ragguardevoli città antiche della Sardegna nel luogo dell'odierna Terranova fu fondata, al dir di Pausania (x, 17, § 51) dalla colonia dei Tespiadi sotto Iolao, compagno di Ercole, alla quale erasi associato un corpo di Ateniesi, il quale fondò una città separata detta Ogrile L'origine d'Olbia, osserva però il Gasalis, ò a parer mio molto più antica della emigrazione di Iolao co' suoi Pelasgi e rimonta all'epoca dei Tirreni, senza però credere che sia slata loro colonia. Questa città deve aver prosperato quando il mar Tirreno solcavasi da gran numero di navi etrusclie e commerciavasi attivamente sui legni etruschi e ligustici „, Checché ne sia certo è che il nome d'Olbia par indichi, che la città fu di origine greca; ma, ad eccezione di questa mitica leggenda, non abbiamo certa notizia della sua fondazione.