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La Patria. Geografia dell'Italia
Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 463

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Quinta — Italia Insulare
   È una congettura plausibile del Gluverio che essa fosse fondala nel luogo occupato in prima dalla città greca di Nieco mentovata da Uiodoro (Dioo, v, 13; Cluv., Sic il., p. 508). 11 suo nome è registrato wAV Itinerario Autoniniano (p. 85) il quale la pone erroneamente a 01 chilometri dalla suddetta Alena.
   Le rovine di Mariana, sempre esistenli sotto .1 suo nome antico, alla foce del liuine Colo, non disiano che 48 chilomsttri circa a nord di quelle dì Aleria e 24 a sud dell'odierna citlà di Bastia. Le rovine sono di poca entità, ina una cattedrale diruta segna sempre il luogo e conferisce un titolo al vescovo risiedente a Bastia (Hami'Oi.di, Diz. GeogrM voi. n, p. 589).
   XV. — Conni storici.
   1. La Corsica nell'antichità. — La Corsica, della dai Greci Kjfoc, Cymus, o Cimo, e dagli scrittori greci posteriori e anche K¦>?<{/.« (Corsica), fu credula
   generalmente nell'antichità la terza per estensione delle 7 grandi isole del Mediterraneo, quantunque altri autori, come Diodoro (v, 17) e Sciilace (§ 113), non le assegnino che il seslo luogo.
   L'altezza delle sue montagne nevose, la vastità delle sue foreste, la copia e la bontà del legname che se ne traeva furono celebrale in tatti i tempi e particolarmente da Teofrasto, da Dionisio Periegete e da Diodoro ; ma, nonostante questo vantaggio, unito a quello di porli o golfi ottimi e numerosi lungo le coste occidentale e meridionale, l'aspra ed inaccessibile natura dell'isola la resero, nei tempi antichi come ancor nei presenti, una delle più selvatiche e men colle porzioni dell'Europa meridionale. Teofrasto dice che l'intiera isola era irsuta e selvatica per le ampie selve che la vestivano, e Slrabone parla degli abitanti dei distretti montani come più selvatici delle stesse bestie e di un carattere così indomabile che, traiti a Boma come schiavi, era impossibile adoperarli in qualche servizio o piegarli alle consuetudini domestiche.
   Più favorevole è il giudizio di Diodoro, il quale dice (v, 13, 14) che gii scoiavi corsi erano docili e facilmente pieghevoli alle usanze del viver colto; e che gii isolani, quantunque digiuni dell'agricoltura e nudrili esclusivamente di carne, latte e miele, eran però notevoli pel loro amore della giustizia.
   Seneca, che fu, come dicemmo, relegato in Corsica nel 41 dell'era nostra dall'imperatore Claudio ad istigazione di Messalina per la sua intimità con Giulia nipote di Claudio, Seneca, che vi dimorò 8 anni in esilio, dice male naturalmente dell'isola e parla in termini esagerati della sterilità del suo territorio del pari che della barbarie degli abitanti e dell'insalubrità del clima (Sen., Cons. ad Help., C, § 4). Per quel ch'è del clima però esso era assai migliore di quello della vicina Sardegna; i terreni bassi lungo la costa orientale sono invero assai malsani, come abbiamo visto, ma la maggior parte della Corsica è libera dalla malaria, e gli antichi scrittoti affermano che i Corsi erano notevoli per la loro longevità.
   Assai poco sappiamo dell'origine della popolazione natia della Corsica, ma par non abbiavi dubbio ch'essa derivò principalmente da uno stipile ligure. Tale è l'opinione del precitato Seneca, quantunque ei ci dica ch'eranvi nell'isola alcune tribù di estrazione spagnuola od iberica, le cui maniere e le vesti rassomigliavano a quelle dei Canlabri, e pare propenda a considerarli quali primi abitatori a cui tennero dietro i Liguri (Sen., I. c., 8).
   Solino (3, § 3) però, seguitando autori ora perduti e che avevano scritto distesamente intorno alla Corsica, attribuisce espressamente la sua primitiva popolazione ai Liguri; e ciò è confermato dalla leggenda che derivava il suo nome da una donna ligure di nome Corsa di cui favoleggiosst che avesse scoperto per la prima e visitate le spiaggie dell'isola (Isidok., Origgxiv, 6). Diodoro e Dionisio Periegete