Corsica
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o selvatica, ma il muflone vagava così nelle montagne della Corsica come
in quelle della Sardegna.
Le miniere della Corsica pare fossero trascurate dai Romani; mail suo granito di qualità finissima adoperavasi in imprese architettoniche; e in due isolette poco lungi da Bonifacio, all'estremità meridionale dell'isola, veggonsi ancora le cave romane (Valéry, Voyage en Corse, cap. 80).
2. La Corsica nei tempi di mezzo e moderni. — Vuoisi che il Cristianesimo fosse introdotto in Corsica sin dal primo secolo; certo è che vi ebbe fin dai primi tempi i suoi seguaci e i suoi martiri, fra i quali Santa Devota, martirizzata nel 203, e Santa Giulia, nella seconda metà del quinto secolo.
Verso il principio del secolo XI l'isola era divisa in piccole signorie feudali; ma nel 1002 i Corsi scossero il giogo dei piccoli baroni ed istituirono una specie di costituzione rappresentativa sotto quindici Caporali (tribuni o sindaci) ereditarli nel nord-est, mentre il paese a sud-ovest rimaneva sotto la signoria dei Conti, come quelli di Cinarca, Istria, Della Rocca, ecc. Dopo il 1077 i Corsi riconobbero qual sovrano papa Gregorio VII ed Urbano II affidò l'amministrazione dell'isola ai Pisani sotto i quali fece grandi progressi
I Genovesi frattanto impadronironsi, nel 1217, di Bonifacio, e, dopo annientata nel 1284, nella battaglia memorabile della Meloria, la potenza navale dei Pisani, s'insignorirono a poco a poco quasi dell'isola intiera, la quale fu loro ceduta formalmente nel 1300.
Genova inviò governatore in Corsica certo Croara, cui tenne dietro Lionello Loniellini fondatore di Bastia (1383), il quale ebbe l'isola ili feudo col titolo di contea da Carlo VI re di Francia che aveva in quel tempo il governo di Genova. Ma i Corsi noi riconobbero e proclamarono conte e signore Vincentello d'Istria il quale, mercè i sussidii del re di Aragona, si accinse a combattere i Genovesi che occupavano ancora molti paesi dell'isola. Lo stesso Alfonso I re di Aragona sbarcò nell'isola, espugnò Calvi ma non riuscì ad impadronirsi di Bonifacio, finché fu costretto a lasciar l'isola creandone viceré il suddetto Vincentello.
Ma non sì tosto partito Alfonso la città di Calvi si sollevò e l'odiato Vincentello, caduto in mano dei Genovesi, fu messo a morte nel 1434. In capo ad alcuni anni d'anarchia a cagione dei partiti genovese ed aragonese i Corsi si rivolsero di nuovo ai papi ed offrirono la sovranità dell'isola ad Eugenio IV a cui succede Nicolò V ( Tommaso Pareniucelli, sarzanese), il quale cedè la Corsica ai Genovesi o più veramente al famoso Banco di San Giorgio (1453), il quale divenne il tiranno dell'isola.
Nelle guerre del secolo XVI tra i Francesi e gli Spagnuoli, i primi invasero la Corsica aggregandola nel 1557 alla Francia. Stavan essi sotto il comando del signor di Terniea e di Giordano Orsini e combatteva con loro il rinomato Sampiero di Baste-licM già soldato nelle famose Bande Nere sotto Giovanni de' Medici, amato e stimato grandemente dai Corsi. Francesco I di Francia diè parola al Sampiero che non avrebbe mai abbandonato ì Corsi; ma, in quella guisa che aveva, nel 1529, abbandonati i Fiorentini alle armi di Carlo V, così lasciò ì Corsi in balia di Genova la quale riebbe l'isola nel 1559 alla pace di Cateau-Camhresis.
Ricominciò allora più fiera e spietata la tirannia dei Genovesi nell'isola il cui governo passò dal Banco dì San Giorgio al Senato. Una nuova gravezza di 3 scudi per 100 sulle terre fece andar sulle furie i Corsi e il predetto Sampiero di Bastelica che aveva lasciato l'isola nel marzo del 150G, cogliendo il destro del malcontento generale, sbarcò con una galera e una fregata nell'isola, sconfisse a Vescovato i generali genovesi Nicolò de' Negri ed Ettore Ravaschieri e una seconda vittoria, quella della Petriera, detta anche di Caccia, fece accorrere sotto la sua bandiera tutti quasi i Corsi abili alle armi.