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l'arte Quinta — Italia Insulare
La guerra continuò accanitissima fra Genovesi e isolani, finché i primi indetla-ronsi segretamente con tre fratelli D'Ornano, nemicissimi del Sampiero, con Ercole d'Istria, anch'esso suo nemico, e col suo servo Vittolo, ; quali, aiutati da un manipolo di cavalleria genovese, l'uccisero a tradimento al Passo di Cauro nel gennaio del 1507.
Chetato il terrore, i Corsi indomabili acclamarono Alfonso, figliuolo di Sampiero, loro duce supremo e lor guida. Vinse anch'egli i Genovesi a Rienno e in altri luoghi, ma anch'egli fu po, sopraffatto e nel 15G9 il Senato genovese inviò commissario nell'isola Giorgio Doria, uomo non men valoroso che prudente ed accorto, il quale promulgò un indulto generale, sì che molti posero giù le armi. Alfonso Sampiero s'imbarcò nel 1509 per la Francia, combattè strenuamente contro gli Ugonotti e divenne maresciallo di Francia e governatore del Linguadoca.
Sullo scorcio del 1729 ricominciò nella Corsica un altro periodo di calamità il quale non ebbe fine che in capo a 40 anni con la dominazione francese. I balzelli esorbitanti posti sulle case dal governatore genovese Pinelli e le sue strane ed ingiuste pretensioni ne furono la cagione primaria. Nel dicembre del 1730 i Corsi, radunati nella pianura di S. Pancrazio, elessero generale il nobile, dovizioso e prode Andrea Geccaldi il quale si aggregò il valorosissimo Luigi Giaffieri di Talasani e il prete Domenico Raffaelli ed adunata in Corte la Consulta nazionale fu proclamata la libertà della Corsica e la decadenza della sovranità genovese nell'isola.
Genova ricorse allora all'imperatore Carlo VI, il quale le inviò, per domar la insurrezione, 5,000 Tedeschi, uccisi quasi tutti in varii combattimenti, I! principe di Wurtemberg, giunto nell'isola con altre truppe e tre generali, emanò, dopo parecchi combattimenti, un indulto generale e i suddetti generali Ceccaldi e Giaffieri accor-daronsi nel 1732 con lui. Ma, non appena partito il principe, il commissario Ri varala li fece sostenere e li consegnò ai Genovesi, i quali li rinchiusero nella fortezza di Savona donde uscirono poi tosto per ordine dell'imperatore (1733).
Ma avendo poi Genova fatti assassinare parecchi egregi patrioti corsi riarse più sanguinosa la lotta, e già le armi genovesi stavano per trionfare quando giunse inaspettatamente da Firenze, chiamatovi dagli insorti, il famoso barone Teodoro di Neuhof, nato nel 1686 a Metz, ove suo padre era al servizio della Francia,
Ei giunse nel marzo del 1736, recando, coll'aiuto della Porta e del Bey di Tunisi, danaro, anni e provviste di guerra. Eletto re della Corsica nell'aprile, ebbe la peggio coi Genovesi e parti nel novembre per l'Olanda, donde tornò nel 1738 con molto materiale da guerra. Ma nel medesimo anno truppe ausiliarie francesi sottomisero di bel nuovo la Corsica ai Genovesi sì che ei fu costretto a fuggire. Ritiratisi nel 1741 i Francesi, Teodoro sbarcò di bel nuovo nel 1743 con due navi nell'isola, ma non la potè spuntare coi Genovesi e i proprii nemici corsi e fuggì in Inghilterra ove fu arrestato per debiti e liberato poi nel 175G per intromissione del ministro Walpole.
Un nuovo accordo fu stretto con Genova nell'agosto del 1741 ma senza risultato che durante la guerra della successione austrìaca proseguì quella fra Corsi e Genovesi, I tre nuovi duci della Corsica furono Rivarola, Gaffori e Matra, di cui il primo propendeva pel Piemonte e l'ultimo erasi lasciato corrompere dai Genovesi.
Nel 1746 giunsero in Corsica 1500 fra Piemontesi ed Austriaci sotto il comando del colonnello Cutniana inviato dal re di Sardegna, e in aiuto dei Genovesi sbarcarono 20<ì0 Francesi e Spagnuoli capitanati dal marchese di Cursay. I Corsi, travagliati contemporaneamente dalla guerra con gli stranieri e dalla civile, elessero nel 1752 a loro governatore e generale il prode ed indomabile Gaffori il quale guidò la guerra con senno finché fu fatto uccidere dai Genovesi e dai suoi nemici personali il 3 ottobre 1753.