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La Patria. Geografia dell'Italia
Sardegna. Corsica - Malta - I mari d'Italia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1895, pagine 463

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   I Mali d'Italia
   m
   numero nel lato noni e in forma di eanali incavati profondamente, conte il golfo di Edreinid, l'Euriponlide, il golfo di Quartiere, ecc.
   La ricchezza mortuaria del barino occidentale del Mediterraneo non è che mediocre; immensi tratti, senza porti, ili roste piatte, tome quello dal golfo di Napoli sino al golfo della Spezia s'alternano con ripide coste portuose come le liguri-provenzali. Persino le portuose coste nord ed est della Sicilia stanno in vivo contrasto con la costa sud-ovesl priva assolutamente di porti. Per siniil guisa la costa Algerina, quantunque ricca di baie, manca alfatto di porti naturali, tutte queste baie ricche di bellezze naturali, sono esposte ai venti dominanti nord e nord-ovest, che furono si di sovente i migliori alleati dei corsari, che vi si erano annidati. Solo di recente i Francesi vi hanno costruito porti artificiali, i quali, col lento sviluppo coloniale, vanno acquistando, a poco a poco, importanza e contribuiscono al fiorire del maggior porto del .Mediterraneo — Mur-siylia — la porta della Valle del Modano e. della Francia pel commercio coi paesi mediterranei, come pure coli India e coll'Asia orientale.
   Seconda soltanto a Marsiglia è Genova nostra nell'insenatura più settentrionale; Genova, a cui, dopo l'apertura della ferrovia del Gottardo, l'ampliamento del porto e la costi tizione del più grande bacino di carenaggio, ó riserbalo un grande avvenire.
   Il confine fra il bacino occidentale ed orientale del Mediterraneo è segnalo chiaramente così dai contorni dei paesi come dal rilievo del 'fondo del mare esplorato con diligenza straordinaria. Solo due stretti — l'ai;gusto canale di Messina, elle nel punto più ristretto non misura che 3200 metri di larghezza e 102 metri di profondità nel punto meno fondo — e lo stretto assai più ampio fra la Sicilia e la Tunisia — che piglia volentieri il nome di Stretto di Pantelleria, dalla isola omonima, che vi sorge, quasi nel mezzo — collegano i due bacini. Codesto stretto forma in pari tempo uno spartiacqua sottomarino di poca profondità, dacché dalla Sicilia il grande Advenlure Bank — ove si tocca fondo a 1) metri — stèndasi alla penisola montuosa Ihichilet-el-Beicher e al Bus Addar o capo Don, il promontorio tenditore, alto 400 metri. Non rimane per conseguenza che un canale angusto la cui maggiore profondità non arriva che a 453 metri. Codesto canale svolgesi lungo Pantelleria e più oltre a sud-est lmigo Linosa, ambedue isole vulcaniche, che emergono scoscese dal mare e porgono testimonianza di una spaccatura della crosta terrestre avvenuta in tempi non molto remoti dai nostri e della separazione della Sicilia dall'Africa.
   Anche i bassi fondi o le secche numerose, fra questo canale e le coste della Sicilia, voglioiisi ascrivere, la più parte, all'attività vulcanica. Uno di essi — il Graham's Shoal — segna il luogo ove nel 1831 un'eruzione vulcanica sottomarina formò con le scorie e le ceneri redimerà isola Fevdinandea, di cui abbiam detto parlando della Sicilia. Come Malta, sorgente sopra un altopiano sottomarino composto del medesimo calcare terziario delle vicine coste sicule, anche 1 isola Ferdi-nandea apparteneva geograficamente alla Sicilia, laddove l'isola piccola, piana, di calcare terziario di Lampedusa appartiene alla Tunisia, quantunque dipenda polìticamente dall'Italia. Pantelleria e Linosa occupano per contro una posizione neutrale.
   Per siffatta natura e disposizione del fondo del mare la navigazione è sospinta dalla Sicilia a Ras Addar, o capo Boa, la cui circumnavigazione con vento sfavorevole contro la corrente gagliarda hi direzione ovest-est, è spesso difficile e pericolosa, si che il nome di capo Boa non pare appropriato. Calzante per contro il nome arabo Bus Addar ed imperlante anche l'ancoraggio dietro il promontorio, e la necessità da lungo tempo sentita di un porto di rifugio su quella costa che corrisponda a quello dell'antica Clupea o Marso Zajfran), la chiave del dominio
   cartaginese nell'antichità, come chiaramente apparisce dagli sbarelli ili Agatocle e di Regolo.
   E quindi anche la grande importanza del golfo di Tunisi incavato in questo promontorio, in cui gii oculati Fenicii fondarono una delle loro prime colonie africane — Utica verso il 1100 av. C, — e poco appresso Cartagine, che divenne in breve dominatrice di codesto stretto e dello intiero bacino occidentale mediterranico.
   E tanto grande l'importanza della situazione che, dopo la distruzione dell'antica, vi crebbe una nuova Cartagine — Tunisi — la quale è sempre — dopo Alessandria — la città più importante della costa dell'Africa settentrionale.