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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Alessandria
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1890, pagine 256

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Prima — Alta Italia
   confermò il 28 luglio 1052. Da altro diploma di Federico II del 1240 fu concesso ai marchesi di Occimiano. Il terribile Facino Cane lo mise, nel 1444, a ferro e a fuoco per essersi gli abitanti ribellati agli Alessandrini. L'ebbero in seguito i Ghilini di Alessandria e un Simonetta.
   Coli, elett. Alessandria i — Dioc. Alessandria — ps t. e Str. ferr. Alessandria-Savona.
   Mandamento di CASTELLAZZO BOEUIDA (comprende 2 Comuni, popol. 8056 ab.).
   Gastellazzo Bormlda (6501 ab.) (*). — È posto in una vasta e ferace pianura, detta anticamente Liguria Staziella, tra due fiumi, che si congiungono non lontano da Alessandria, cioè la Bormida e l'Orba, nel quale ultimo si raccolgono pagliuzze d'oro finissimo ed una certa sabbia nera molto ricercata. Dista 10 chilometri dalla città di Alessandria verso il sud-est, con un territorio di 6490 ettare di superficie, fertilissimo in cereali, gelsi, ortaggi, ecc. Anche la vite vi prospera bene, e in certi luoghi dà vino eccellente; vi si fa copiosa raccolta di bozzoli. Dopo l'agricoltura e l'orticoltura è quasi l'unica industria del paese l'arte della seta, onde due filande tenute secondo i migliori sistemi moderni sono una della famiglia Boidi, quella detta di Borgo nuovo, e l'altra più piccola della famiglia Astuti. Il clima n'è eccellente, ridente il cielo, sicché vi spira aria grata e salubre, che in ogni età crebbe un popolo valoroso ed invitto, il quale in passato era richiesto in alleanza dalle terre circonvicine per la difesa comune, come dai marchesi del Bosco l'anno 1106, e nel 1152 dalla Repubblica di Genova, ecc. (1).
   Castellazzo Bormida ha molti edifici pubblici sacri e profani, oltre a diciassette chiese aperte al culto, un Ospedale con Monte di pietà, il Palazzo comunale, un Asilo infantile, il pubblico Cimitero, varie case private di qualche riguardo, quattro grandi piazze ed altre minori e molte vie abbastanza spaziose e diritte. Tre sono le chiese parrocchiali; la più antica è quella di San Martino a tre navate (fig. 28); la sua costruzione lascia credere, che esista in parte fino dai tempi dell'introduzione del cristianesimo. Si vede che fu poi ampliata due volte, unendo alla facciata nel 1534
   (*) Chiediamo venia ai Ultori te, scottandoci dalV ordinamento generale dell'Opera, ci soffermiamo alquanto intomo a questo Comune; trattasi delle origini della nobile città d'Alessandria, intorno alie quali tanto fu scritto ed ultimamente ancora dal prof, tedesco Oraf di Weimar (Vedi Alissìhdrm).
   (1) L'antico Gamundio, odierno Castellazzo Bormida, era cinto di forti e robuste mura, con ai piedi profondi fossi e tre porte. Le mura erano munite di dodici torri, delle quali una conservasi tutLavia in ottimo stato, e porta il pubblico orologio (fìg. 29); di alcune altre si vedevano ancora gli avanzi or sono pochi anni. Anticamente era tenuto per luogo forte. Essendosi per abbondanza di popolo formati fuori del recinto murale due grandi borghi attorno delle chiese di Santa Maria e di San Martino, il duca di Milano, Lodovico Sforza, per mezzo del suo commissario di Alessandria Gian Giacomo Cotta, dopo aver fortificata questa città, fece fare a Gamundio una nuova circonvallazione di mura e di fossi con torri, torrioni e rondelle, delle quali si vedono ancora considerevoli avanzi, come se ne vedono anche di tre torri e di un torrione, che serve di pubblica ghiacciaia, detto in alcune antiche carte torris gattorum. Dette nuove mura di circonvallazione andavano ad unirsi ad un forte castello, e racchiudevano dentro a sè i due grandi borghi ; cinque ne erano le porte con ponti levatoi, una delle quali, quella di Santo Stefano (fig. 35) verso mezzogiorno, esisteva ancora pochi anni fa, ed era stata ristaurata nel 1828, coll'aggiunta di una specie di cimasa, su cui stara dipinto verso la campagna lo stemma di Casa Savoia, e verso il paese l'arma usala abusivamente, dopo la rivoluzione francese, del castello con tre torri, mentre l'antica era la croce rossa in campo bianco, che i Gamundiesi diedero da principio alla città di Alessandria; essi la fecero dipingere nel frontispizio d'una casa, di prospetto alla contrada principale del castello vecchio, quando partirono col lor carroccio in aiuto all'imperatore Barbarossa contro Milano. Il lavoro della nuova circonvallazione fu incominciato il 28 di agosto 1498, e la prima pietra ne fu posta dal P. Maestro Filippo Moccngatta, servita caslellazzino. Dopo questo ampliamento Gamundio mutò nome, e venne chiamato Castellacelo o Castellazzo.
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