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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Alessandria
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1890, pagine 256

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Prima — Alta Italia
   Donatio Brunonis et Adelaidis populo Oamundiensi, e cosi pure un trattato fatto coi Genovesi nel marzo del 1146). Più tardi, per concessioni imperiali, il territorio di Castellazzo venne compreso nelle dipendenze del marchese di Monferrato (con altri luoghi verso mezzogiorno), il quale lo cedette ai marchesi del Bosco, discendenti da Aleramo, che, caduti in tristissima condizione, si costituirono vassalli della Repubblica di Gamundio nel 1152 (1). Fra i Comuni importanti per potenza e pel loro commercio erano Gamundio e Marengo, i quali, più degli altri circonvicini, avevano da temere per la loro libertà, onde, allorché per la lontananza dell'imperatore si trovavano liberi di pensare a sé stessi, risolsero di edificare una nuova città per ivi riunirsi a comune salvezza. Congregaronsi i loro deputati con quelli delle terre limitrofe, e, secondo il consiglio di Emanuele Boidi de' Trotti, come dice il Lumelli ed altri, decisero di erigere la novella città vicino al castello di Rovereto. S'incominciò l'opera grandiosa, ma essa andava a rilento. Saputa tuttavia la prossima venuta dell'imperatore Barbarossa, e conoscendo l'odio costante del marchese di Monferrato e dei Pavesi, si decise di compiere prontamente l'impresa. Convenuti nel castello di Rovereto i deputati di Gamundio, Marengo, Ber-golio e delle altre terre vicine, il 21 di aprile del 1168, determinarono la regolare edificazione della nuova città e quanto occorreva affine che fosse nel più breve tempo possibile in istato di governarsi e difendersi. I Gamundiesi accorsero fra i primi a popolarla, e i lavori si spinsero con ardore per prepararsi alla lotta, in cui poscia alle deboli mura di terra supplirono i liberi petti dei cittadini. Infatti, quando Federigo scese le Alpi per la quinta volta, rinforzato da nuove genti di tutta la Germania e di mezza l'Italia, fu costretto, dopo quattro mesi d'inutile assedio, ad abbandonare vergognosamente l'impresa (2).
   Nel 1191 la provincia d'Alessandria venne da Arrigo IV sottoposta a Bonifacio, marchese di Monferrato (3). Nel 1221, amministrando Ugo Pecaleone la podesteria e Matteo Cortenuova il vicariato, si stabilì che tutte le terre concorse alla fondazione di Alessandria, cioè Gamundio, Marengo, Bergolio, Rovereto, Villa del Foro, Oviglio, Solero, Quarniento, Portanuova ed il Bosco, fossero considerate come parti di essa,
   (1) Lo Schiavina disse : « Marchiones Boschi, quamdiu floruerunt, Gamundiensium amicitiam conciliarunt sili ».
   (2) Dall'opuscolo dell'erudito prof. Fritz Graf di Weimar sulla fondazione di Alessandria in relazione colla Lega Lombarda, si ricava che, all'avvicinarsi dell'imperatore, gli Alessandrini ofrerJ sero di sottomettersi, se in tal modo essi potevano ottenere la conservazione della loro città, e l'indipendenza dal marchese di Monferrato. Pare che l'imperatore non fosse lontano dall'accettare i patti della soLtomissione, ma si decise all'assedio per l'insistenza del marchese di Monferrato e della città di Pavia, che volevano lo smembramento di Alessandria nei primitivi borghi. Piuttosto che vedere distrutta la loro città, gli abitanti si decisero alla lotta per proprio volere, e non già in virtù di un, obbligo verso la Lega Lombarda. Infatti risulta dagli atti raccolti dal Vignati, sulla Lega Lombarda, che questa non rivolse la sua attenzione su Alessandria se non dopo l'assedio nel 1174. Durante l'assedio Alessandria non era aiutata che da 150 Piacentini; ma nella lotta i cittadini mostrarono come sapessero e potessero benissimo difendersi da soli contro il violento assalto dell'esercito imperiale, il che sarebbe stato diffìcile in una cittadinanza improvvisata in fretta e in furia come vogliono gli storici in generale. Le deliberazioni della Lega di soccorrere Alessandria non vennero prese che durante l'assedio, e i soccorsi si fecero aspettare sei mesi. Essa fu considerata come un'altra città qualunque della Lega; ma dopo quel risultato si comprese l'importanza della sua posizione, e perciò fu chiamata fortezza federale.
   (3) In Benvenuto di San Giorgio, a pag. 23, si legge un atto di donazione dell'imperatore Federico I, dato in Castro Bélforti l'anno 1164 al marchese Guglielmo, di molti paesi, fra i quali Bitortum... Segedium ... Medietas Cassinarum... Forum Gamundium... Puzzolium, Fhegarolium, Marengum, Valentia, Bremidis, Pomarium, S. Salvator, Lugo, Camagna, Vignale, Monte Magnum, Cost ignote, 8. Maria in Grava, Felizzanum. 1
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