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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Alessandria
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1890, pagine 256

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Parte Prima — Alla Italia
   Famiglie e Uomini illustri. — Benché prima dell'edificazione di Alessandria il numero delle famiglie cospicue e degli uomini illustri che nobilitarono Gamundio fosse assai maggiore che ai nostri tempi, essendo la maggior parte di esse andate ad abitare la nuova città, tuttavia non mancarono di rimanere in Castellazzo famiglie, le quali diedero alla patria uomini, che per virtù, valore, sapere e santità, continuarono a rendere illustre e riverito il nome del loro paese nativo. Aggiungasi ancora, che molte famiglie, pure stando in Alessandria, non abbandonarono totalmente l'antica sede. Fra queste la principale è quella dei Trotti, divisa in varii rami, come Trotti Boidi (che trassero il nome, secondo il Merula, da Boida Fieschi di Lavagna, moglie di Martineto Trotti), i Trotti Farra, i Trotti Canteri, i Trotti Picchii, ed altri rami sparsi in varie città d'Italia, cioè Milano, Pavia, Venezia, Fossano (col nome di Trotti Sandri), ed altri fuori d'Italia, in Francia, Inghilterra, ecc. (1).
   San Paolo della Croce, nato in Ovada addi 4 gennaio 1693 da Luca Daneo di antica famiglia di Castellazzo e da Anna Maria Massara, istitutore della Congregazione dei chierici scalzi della Croce e Passione di Cristo, ideò e scrisse le regole del suo Istituto in Castellazzo, e morì a Roma più che ottuagenario.
   Teresa Daneo, morta nel 1725, e il P. Giovanni Battista, sorella e fratello di questo S. Paolo, morirono in odore di santità.
   Pietro e Raincrio Canefri, cardinali nel 1000, e tre vescovi : Francesco nel 1293, un altro nel 1523 e un terzo nel 1738.
   Arnoldo, consigliere dell'Impero germanico sotto Arrigo IV.
   Sant'Ugo, cavaliere gerosolimitano, figlio di Arnoldo e di Valentina Fieschi, morto a Genova
   Emanuele Boidi Trotti, sommo oratore, al quale devesi particolarmente, secondo il Lumelli (De Origine atque Uixtoria Civitatis Alexandriae), la gloria dell'erezione di quella città, chiamala prima nuova Gamundio e poi Alessandria. Staccatasi poi essa dalla Lega Lombarda, per accordi e concessioni, Federico Barbarossa volle che si chiamasse Cesarea di Gamundio, finché, morto quell'imperatore e suo figlio, riprese il nome d'Alessandria. Egli, dopo di aver consacrato con nobile e generoso ardire la sua attività e costanza alla riuscita di tanta impresa, fu il primo a partirsi da Castellazzo coi suoi consanguinei ed altre famiglie, che per la maggior parte esistono tuttora ne' due luoghi, per andare ad abitare la nuova città, facendo assegnare una delle parti più belle della medesima ai suoi compaesani che vi edificarono le stesse chiese di San Martino, di Santa Maria della Corte, di San Giacomo, di Sant'Andrea, che avevano lasciato in Gamundio. E quel quartiere denominasi tuttavia con tal nome.
   Andreino Trotti, nato a Castellazzo e poi stabilitosi in Alessandria; nel 1394 dotò la cappella maggiore nella chiesa di San Martino in detta città, ove stabilì i sepolcri della famiglia. Sommo nelle armi fu sotto i duchi di Milano generalissimo, e gonfaloniere della chiesa sotto Bonifacio IX dal 1392 al 1404, onde ebbe i possessi di Campagna e San Leonardo ed altri premi e stipendi dal detto pontefice; cessato di guerreggiare, viveva in Castellazzo, dove esercitava grande autorità. Morì nel 1471 in età di 90 anni.
   Gian Galeazzo, figlio d'Andreino, tenuto al sacro fonte per procura dal duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, che investì lui e i suoi discendenti dei feudi di Montaldeo e della Rocca della valle d'Orba.
   Luciano Trotti, nel 1488, era cavaliere gerosolimitano e commendatore di Castellazzo.
   (1) Questa famiglia fu sempre feconda d'uomini illustri, sia che brandissero la spada del guerriero, o impugnassero il pastorale del vescovo, o vestissero la toga del magistrato, o maneggiassero la tavolozza dell'artista; molti di essi ebbero vari feudi e ricchezze. — La famiglia dei Prati o Pellali rivaleggiò sempre con quella dei Trotti; per uomini insigni e dovizie d'antica nobiltà vi fioriva anche quella dei Lamborizii, la quale ebbe il vanto di produrre in ogni tempo giureconsulti di grido con quasi non interrotta successione. A queste si possono aggiungere le famiglie Pozzi, Gambaruti, Mussa, Moccagatla, Conta, Astuti, Lanzavecchia, Rossi, Malvicini, Trucchi, Guaslainoglie, Gaffurri, Spadonari, Negri, Ferraris, Panizzi, Amici, Rivalta, Lorgna, Clavasarni, Scarnafigi, Migli, Pelizzoni, Longhi, Spungati, Nebbia o Nebea.
   nel 1233.