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Parte Prima — Alta Italia
Prodosa (1559 ab.). — Sta in pianura, a sinistra dell'Orba e a 9 chilom. da Sezzè. Monte di pietà istituito nel 1606, che fa mutui attivi e dà denaro su pegni. Ora si sta costruendo un magnifico ponte sull'Orba, che lo mette in comunicazione colla strada provinciale da Novi Ligure a Ovada.
Cenni storici. — 11 Ghilini lo vuole una terra più antica di Alessandria; ma non si trova nominato prima del 1447 in una convenzione seguita tra i marchesi del Monferrato e gli Alessandrini. Fu dato in feudo, il 2 ottobre 1619, ai marchesi Guaschi di Solero col titolo di signoria. Prima dei Guaschi ne erano investiti i Beccaria, che erano anche padroni del castello. Il 17 giugno 1746 dormì in questo castello Carlo Emanuele, che allora era in guerra coi Gallo-Ispani.
Coli, elett. Alessandria I — Dioc. Alessandria — P* ivi, T. a Seziè.
Mandamento di VALENZA (comprende 3 Comuni, popol. 12,997 ab.). — In altipiano e sopra amene quanto fertili colline, con coltivazione divisa in vigneti, fondi aratorii, prati e boschi. Il prodotto principale è il vino. Le colline, di terreno argilloso e sabbioso, vanno soggette ad avvallamenti e qualche frana vi si manifesta ad ogni tanto nella parte opposta al Po. Lo bagnano, oltre il Po, il torrente Grana, i rivoli Anda, San Stefano, San Michele e Ariara. Sorgente salino-solfùrea-iodurata, efficace nelle erpeti retrocesse, nelle scrofole ed ostruzioni addominali, ecc.
Valenza (11,315 ab.). — Sopra un altipiano, a borea d'Alessandria, a scirocco da Casale Monferrato, sulla destra sponda del Po, con deliziosa vista delle sottoposte campagne della Lomellina, bagnate dal fiume, e di amene e ubertose colline che da tre parti cingono l'altipiano. La sua configurazione è quella di un quadrilungo da est a ovest alquanto irregolare. Il fabbricato è disposto assai regolarmente sul principio del pendìo che scende nella valle del Po. Fra gli edifizi son da ricordare la parrocchiale di Santa Maria Maggiore costruita nel 1619 su bel disegno, e l'interno offre un bel saggio di semplice architettura toscana in un ordine di pilastri dorici disposti a croce latina ed ora riccamente abbellita a nuovo con pregevoli affreschi. Fra le altre nove chiese minori primeggiano quelle di San Domenico, della SS. Annunziata, di San Giacomo e di San Bartolomeo, restaurata non ha gran tempo. Vi ha pure un santuario campestre dedicato alla B. Vergine della Pietà assai frequentato dai forestieri. Fra i palazzi vanno ricordati il civico, quelli degli ospedali, lo stupendo palazzo Pelizzari e, a 3 chilometri dalla città, il maestoso edifizio di villa Del Pero, costruito sul principio del secol nostro sull'alto colle detto Bricco d'Anfea. Due piazze: quella della parrocchia e quella costruita sull'area dell'ex-convento di San Francesco, distrutto da un incendio nel 1842.
Valenza era in addietro una delle piazze forti dell'Alta Italia e sin da' tempi dei Romani vi stanziava, secondo Plinio, un corpo di truppe per difendere probabilmente il passaggio del Po in quel punto. Le sue belle fortificazioni e le munite sue porte caddero, nel 1805, per ordine di Napoleone I, e sol vi si veggono le rovine del castello e sul luogo dell'atterrata fortezza stendonsi ora ameni passeggi. Numerosi gl'istituti di beneficenza, fra cui l'opera di carità, l'ospedale dei SS. Maurizio e Lazzaro, l'ospedale dei cronici, l'opera pia Pelizzari, con un patrimonio di oltre 700,000 lire, l'asilo infantile, l'istituto di educazione Garessio Dei Pero per le orfanelle povere. Annovera altresì due istituti di credito: Banco Sconto ed una succursale della Banca Lomellina, la cui sede principale è a Vigevano.
Grande fabbricazione e commercio di vini. Fornaci da mattoni. Filande e filatoi per la seta. Moltissime fabbriche di oreficeria. E notabile la galleria ferroviaria da Valenza a Valmadonna, a traverso la collina terziaria di Astiago, lunga 2060 metri e che costò 4,274,032 lire. A metà circa della galleria hawi una sorgente solforosa simile a quella già menzionata, ma molto più ricca di sali e di sostanze solforose. Altra sorgente da pochi anni si è riattata dalla famiglia Arribaldi-Ghilini e trovasi
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