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La Religione esposta in lezioni pratiche per le scuole
Volume I - La Fede
Can. Giulio Bonatto
Casa Editrice Marietti, 1932, pagine 160

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 6 —
   Tutte le cose hanno un perchè. L'uovo è dalla gallina e la gallina dall'uovo. C'è una catena di cause (1). Una catena di cause non può essere infinita. Ponete nello spazio una catena sospesa, aggiungete anelli a sostenerla: essa non si sosterrà se non immaginate in cima un anello che sostenga e non sia sostenuto.
   Questo argomento è inoppugnabile (2). Esso dimostra non solo che Dio è, ma che Egli è infinito. L'essere che non ha la sua esistenza e le sue perfezioni da un altro, ma è da sè, per necessità della sua natura, è senza limiti, è infinito. Se in Dio non ci fossero tutte le perfezioni, e in grado infinito, ci sarebbe qualche cosa che non dipende da Lui, ed Egli non sarebbe la causa prima di tutte le cose.
   L'argomento si può esporre anche in quest'altro modo.
   Tutte le cose che esistono sono contingenti, cioè non hanno in sè la ragione sufficiente della loro esistenza. La ragione della loro esistenza sta in un'altra cosa che le ha causate. Ora, siccome una serie, sia pure indefinita, di contingenti non ci dà la ragione sufficiente
   dato che egli non sia un uomo incapace di pensare. Vi risponderebbe : Se i primi dieci carri che ci passano dinanzi devono ricevere il movimento dal di fuori, lo devono ricevere anche i cento, tutti anzi quelli che seguono, per quanto lunga sia la loro fila. Il treno non può muoversi da se stesso, ma deve ricevere il movimento da una causa esistente fuori di esso, causa che non ha in se stessa la forza di muovere. Così avviene pure di tutta la serie degli essere creati : essi ne presuppongono uno che esiste per se stesso e possiede nella sua stessa natura la ragione della sua esistenza. Inoltre, siccome tutte le cose visibili non hanno in se stesse la eausa della loro esistenza, questa prima causa deve essere essenzialmente differente da esse, e va quindi cercata fuori di esse. Per conseguenza anche la concezione panteistica della causa ultima di tutte le cose non regge (Victor Cathrein, Fede e scienza).
   (1) La scienza determina e prolunga indefinitamente la catena delle eause seconde. « Dichiaro la cosa : La femminetta dice : Non si move foglia che Dio non voglia. E la scienza, cioè lo Spencer, a lei: Il vento la move. E quella: Dio muove il vento. E l'altro: Si move per la lotta tra il caldo e il freddo. — Dio fa il caldo e il freddo. — Li fa la postura della terra verso il sole. — Dio pone la terra così o così verso il sole. — No, la pone così o così il suo stesso moto di rivoluzione. — Dio fa la rivoluzione. — No, sì; e così via via. E Dio si fa più in là, più in là, e non trova riposo ; perchè la scienza lo persegue » (F. Acri).
   Moltiplicate quanto volete queste spiegazioni della scienza, esse spostano il problema, non lo risolvono. Il numero delle cause seconde non ne può mutare la natura; come scrivendo un numero indefinito di zeri non si ottiene un numero positivo, e come supponendo un numero infinito di ciechi non si ottiene uno che veda.
   (2) A torto lo rigettarono Cartesio e Kant. Cartesio si ridusse a ammettere solo la realtà del suo pensiero, e da essa dedusse la esistenza di Dio così : Ho l'idea di un Essere necessario e infinito: dunque esso esiste. — Kant limitò il campo della ragione ai fenomeni, e conseguentemente le negò la possibilità di assurgere a Dio per via della « ragione pura » ; e ammise la esistenza di Dio solo come postulato della « ragione pratica Ci basti aver qui accennato a questi errori. Cfr. voi. IV, p. 175, La filosofia moderna; e lettura 10.