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L'Immensità. — Dio eccede ogni limite di spazio. Non è contenuto nello spazio, ma contiene lo spazio.
Se io discendo col pensiero negli abissi della terra, se salgo negli spazi del cielo: se io rientro in me od esco fuori di me, dovunque vi è Dio. «Dio non è lontano da ciascuno di noi: infatti in Lui siamo, viviamo e ci muoviamo» (8. Paolo, Atti, 17, 28) (1).
L'Immutabilità. — Dio, essendo infinito, non può nulla acquistare e nulla perdere: non muta idee nè volontà, poiché tutto abbraccia in un solo atto eterno che è approvazione al bene e odio al male. La mutazione è da parte delle creature, che ora sono buone e degne di amore, ora cattive e degne di disapprovazione e di castigo: a quel modo che, quando il raggio di sole attraversa una vetrata di vario colore, la mutazione di colore non è nel raggio, ma nel vetro che lo riceve.
La Semplicità. — Dio è semplice, cioè non composto di parti. Non è unito alla materia, perchè la materia è composta, divisibile, inerte, e perciò imperfetta. E se il linguaggio umano, e la stessa Sacra Scrittura, attribuiscono a Dio occhi e mani, non lo fanno che figuratamente, per adattarsi al nostro modo di comprendere, mentre in realtà Dio è puro e semplicissimo spirito (2).
L'Onniscienza. — Dio è Intelligenza infinita. A Lui sono presenti tutte le cose passate, presenti, future, anche le azioni future libere dell'uomo ; e la conoscenza che Dio ha di ogni verità non è apprendimento, ma visione .continuamente presente.
L'Onnipotenza. — Dio è Volontà libera e onnipotente.
Dio può far tutto. Nulla Gli è impossibile. Non può fare ciò che implica contraddizione, ossia ciò che sarebbe essere e non essere allo stesso tempo, per es. un circolo quadrato; e così non può fare il male, che sarebbe contraddizione alla sua essenza che è infinita bontà.
(1) L'Innominato esclama: «Dio!... se lo vedessi, se lo sentissi! Dov'è questo Dio?». Il Cardinal Federico gli risponde: «Non ve lo sentite in cuore! ».
(2) « Per questo la Scrittura condiscende
a vostra facilitate, e piedi e mani attribuisce a Dio, e altro intende ».
Dante, Parai. IV, 43.