IMPORTANZA IJEI, PROVERBIO. 3
a, traverso l'esistenza secolare di una nazione, — che molti di essi piacquero non ad una nazione soltanto, ma a molte, cotalchè trovarono naturalità e patria nelle contrade più disparate, — e che finalmente non pochi di essi ci furono tramandati dalla più remota antichità incolumi sulle acque di quel gran fiume del tempo che tante umane cose ha inghiottito:—tutto ciò, mi penso, abbia a farci andare a rilento e col calzare di piombo, dove ci sentissimo tratti ad avere in non cale o, peggio ancora, a sprezzare addirittura i proverbi. Oltre di che ci fa d'uopo por mente che non pochi de' poeti maggiori, dei filosofi più profondi, degli eruditi più saputi, degli scrittori più geniali e rinomati, in una parola, si piacquero nei proverbi, ne fecero uso largo e frequente e duraron fatiche di molte nel raccoglierli ed illustrarli. In tempi schizzinosi e di falsa raffinatezza ben ponno i proverbi essere non accettevoli alle così dette classi superiori e Lord Chesterfield dice in fatto che u niun gentiluomo od uomo alla moda fa mai uso d'un proverbio»?1.
Ma ciò non di manco sovrabbondano'le prove a dimostrare che i proverbi furon sempre cari alla vera aristocrazia intellettuale di una nazione. Bastimi citar tre nomi i quali, tuttoché pochi, sono però, pel loro pondo, una legione. Aristotele fece una raccolta di proverbi, ne gli parve far cosa indegna della grande sua nominanza, comecché alcuni de'suoi av-versarii gliel'apponesser di poi. Dicono fosse il primo raccoglitor di proverbii ed avesse in processo di tempo imitatori dimolti 8.
1 Quel lezioso scrittore che fu il gesuita Bouhours dice anch'egli in antitesi speciosa: « I proverbi sono le sentenze del popolo, e le sentenze sono i proverbi dei galantuomini.»
* Intorno ai primi raccoglitori di proverbi, ecco quel che Scrive Erasmo : « Al dire di Laerzio il primo che diede opera