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La sapienza del popolo spiegata al popolo
I proverbi di tutte le nazioni
Gustavo Strafforello
Editori della Biblioteca Utile Milano, 1868, pagine 264

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   DEFINIZIONE E FORMA DEL PROVERBIO. 13
   tanto che non avvenga, ben potranno chiamarsi massime, sentenze, adagi, aforismi, apoftegmi, ma proverbi non mai.
   Grli è appunto per questa popolarità inerente ad un genuino proverbio, che nón v'ha appello, in un certo senso, da un così fatto, come rappresentante fedelissimo di una convinzióne popolare. Ben può non essere, e non sarà assai spesso, una convinzione universale che esprime, ma sèmpre però una convinzione popolare e diffusa. Può anche assai spesso accadere che un proverbio stia contro 1' altro in antagonismo diretto; ed unó apparterrà al regno della luce, e l'altro al regno delle tenebre. La voce pubblica taro s'inganna, ecco un proverbio poco caritatevole per coloro che porgono volentieri ascolto alla maldicenza. Dicesi è un mezzo bugiardo, ecco il suo contrapposto, onde ponno armarsi coloro che reputano loro primo dovere chiuder l'orecchio alle dicerie calunniose centro il pròssimo. La vendetta più nobile è perdonare, ecco il proverbiò divino, sulla maniera onde si hanno a punire le ingiurie.^ Chi non può far sua vendetta è debole, chi non vuole è vile, ecco il proverbio diabolico sullo BtesSo subbietto. Il precitato Howell propone alla sua raccolta di provèrbi un sonetto nel quale è detto: Noi chiamiamo la voce del popolo voce di Dio, e cosa sono i prò' verbi, se non la voce del popolo coniata per comuné• consenso in moneta corrente? Dal SÌA qui detto, consegue che i provèrbi, veri in Sè, non ponnò però essere accettati cóme tali, senza certe qualificazioni ed eccezioni
   1 Le parole di Quintiliano (Institut. 5. ih. 41) che dicono sottosopra il Simigliante hannosi ad ftccettarè con la medésima eccezione : « Né durerebbero fn eterno se non sembrassero veri a tutti » ; ed anco le segmenti di don Chisciotte: