30 LA. SAPIENZA DEL POPOLO
esperienza nel passato. Anche Aristotele, or fa oltre duemila anni, parlò dei proverbi come u frammenti di Un'antica sapienza, i quali a cagione della loro brevità ed attezza, furono preservati fra il naufragio e la rovina universale n. I proverbi, proprietà comune del mondo culto, sono il viatico originale con cui ciascuna nazione piglia le mosse , sia che li abbia ricevuti oralmente o mediante coloro fra' suoi scrittori primitivi che la posero in comunicazione vivente col passato. Per tal modo e mediante simili canali, un gran numero di proverbi greci, latini e medievici vivono con noi e con tutte le moderne nazioni del' mondo.
Noi rimaniamo a volte meravigliati non poco allo scoprire l'età veneranda e l'antichità di un proverbio che avevamo sempre creduto un portato de' moderni tempi. In grazia di esempio il noto: A cavai donato non si guarda in bocca, che ne ammonisce a non isquattrinarla troppo pel sottile quando si tratta di un dono, parrà a molti un proverbio italiano non anteriore alle origini della nostra lingua. Io non presumo determinare quanto sia vecchio, ma gli è certo eh' esso vigeva già nel quarto secolo, a' tempi di S. Gerolamo, il >quale, a chi cercava col fuscellino certe taccherelle ne' suoi scritti, rispondeva stizzosamente che le aveva fatte a bella posta, citando appunto il proverbio che: mal si conveniva guardare in bocca a un cavai donato. Ed anzi che giungesse fino a noi, lo ritroviamo in uno di que'versi latini rimati, cosi in voga nell'evo medio :
Si quis dat mannos, ne queere in dentibus annos.
Ancora: Il bugiardo vuole avere buona memoria, è un proverbio che molti, forse e senza forse, riputeranno moderno; e vanno errati indigrosso. Lo stesso S. Gerolamo, il quale, sia detto di passata, cita proverbi ad ogni pie sospinto e molti na ha preservati