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LA. SAPIENZA DEL POPOLO
Italia, fra tanta ignavia letteraria, qualcosa si è fatto di questi ultimi tempi in questo ramo importantis-timo della letteratura nazionale e vo' mi basti citare, oltre la famosa Raccolta di Proverbi toscani del Giusti con F aggiunta del Gotti, I Proverbi corsi, raccolti e pubblicati • dal Tommaseo nel Giornale Euganeo ; i Proverbi lombardi del professor Samarani Bonifacio (Milano 1858-60); i Proverbi veneti dei dottori F. Coletti e F. Fanzago (Padova 1855); la Raccolta di Proverbi veneti di C. Pasqualigo (Venezia 1858); i Proverbi siciliani di Francesco Mina-Palumbo e, se non erro, di Scarcella e di Leonardo Vigo; i Proverbi bergamaschi di G. Rosa e va dicendo.
E in quella guisa che nuovi proverbi nascono sempre dalla vita e dall'esperienza della vita, così havvi un' altra fonte copiosa del loro ulteriore incremento nei libri che il popolo si è assimilati. Da certi libri il popolo stacca sempre sentenze il più sovente parola per parola e non di rado anche foggiandoli diversamente, con quella licenza ch'ei crede competergli in tutto che si appropria per suo uso. Queste sentenze, così staccate, entrano bel bello a far parte della moneta intellettuale corrente fra il popolo. Per tal modo: Le cattive conversazioni corrompono i buoni costumi, dell' Epistola ai Corinti (xv, 33) è desunta parola per parola da una commedia greca. Non è probabile che S. Paolo leggesse mai quella commedia, ma la sentenza era entrata per la sua verità, nel linguaggio comune degli uomini e S. Paolo 1' adopera, non come citazione, sì come proverbio. Chi di noi non sa che molti e molti versi di Dante, Petrarca, ecc, sono divenuti proverbi nazionali ? E la lingua inglese quanti proverbi non ha derivato da Shakspeare? Questa conversione in suc-cum et sanguinerà del popolo, questa lenta trasformazione delle sentenze, dei versi d'un autore in proverbi