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LA. SAPIENZA DEL POPOLO
Per ultimo ecco come spiega il Menagio il proverbio: La pace di Orvieto: chi s'ha s'abbia. L'anno 1392 il signor Giovanni Tomacelli, fratello di Bonifacio Nono, venuto a Orvieto, conchiuse una pace generale fra molti potentati e principi che erano in guerra insieme, con patto che chi avesse tenesse e fu conchiusa con questo detto : Chi s'ha s'abbia. Ond' è venuto il proverbio: La pace d' Orvieto, per significare che nulla si vuol ripetere da altri o che ognuno cede alle sue ragioni. Questa pace par fosse simile alla legge pubblicata da Trasibulo, dopo vinti i trenta tiranni d'Atene, comandandosi in quella: Ne quis anteactarum rerum accusaretur, seu mulcta-retur (nessuno sia accusato nò multato per i fatti anteriori), che chiamossi poi legge dell' oblivione e presso gli autori greci e anco al dì d'oggi amnistia.1.
I detti memorabili degli uomini illustri assai spesso non muoiono e passano di bocca in bocca ripetuti con compiacenza finché ricevono la loro adozione nella grande famiglia dei proverbi nazionali. Tale avvenne dei gnomi ossia detti dei sette savii della Grecia, ammesso che sieno lor propri e non attribuiti ad essi soltanto dopo aver ottenuto 1' assenso e l'accettazione universale. Così anche un motto ascritto ad Alessandro il Grande può benissimo aver avuto origine in occasione e fra le circostanze che narransi comunemente. Alcuni de' suoi uffiziali vennero un giorno ad annunziargli, non senza sgomento, che un oste innumerevole di Persiani moveva ad assalirlo, di che il giovine eroe macedone turò loro la bocca esclamando : Un beccaio non teme molte pecore! Alessandro non si servì d'un proverbio antico, ma ne coniò un nuovo di pianta lì sui due piedi , ed uno esprimente la fiducia che aveva nella
i Vedi Modi di dire toscani ricercati nella loro origine dì Sebastiano pauli; Venezia, 1740, presso Simone Occhi.