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LA. SAPIENZA DEL POPOLO
uno almeno, credo, è qualche massima cinica ed egoista , un libro di mondo pe' mondani. » E vaglia il. vero, molti proverbi nostri sono astuti, fin troppo , ed inculcano un sospetto, una diffidenza universale, insegnandoci a vedere in ciascuno un nemico, a trovare, come dicevano i greci, sotto ogni pietra uno scorpione , glorificando 1' artifizio , la sottigliezza e l'astuzia come uniche, sicure guide nel labirinto tortuoso della vita, cotalchè paion dettati da Macchia-velli. Citerò in prova i seguenti : Chi non sa fingersi amico, non sa essere nemico — Chi non sa fingere non sa regnare — Chi non inganna, non guadagna — Con arte e con inganno si vive mezzo l'anno, con inganno e con arte si vive l'altra parte — È meglio prendere che esser presi — Dove non basta la pelle del leone, bisogna attaccarvi quella della volpe — II mondo è di chi lo sa canzonare — Sottil filo cuce bene — Chi ha sospetto, di rado è in difetto — Chi mal pensa, l'indovina — Chi si fida è l'ingannato — Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio — Con ognun fa patto, coli'amico fanne quattro — Di pochi fidati, ma di tutti guàrdati — Gabbato è sempre quel che più si fida — Non ti fidare se puoi farne' a meno — Parlp, all'amico come se avesse a diventar nemico, ecc.
Peggiore ancora è la glorificazione della vendetta che traspira da molti de' nostri proverbi, i quali porgono agli studiosi stranieri un'assai brutta idea del carattere degli italiani, segnatamente quando sieno accompagnati dal truce commentario che l'istoria italiana somministra in larga dose. Sentite mo : Vendetta, boccon di Dio — A chi te la fa, fagliela — Chi la fa se la dimentica, ma non chi la riceve — Si perdona, ma non si scorda — Chi offende, scrive nella rena ; chi è offeso, nel marmo — Con la pelle del cane si sana la morditura — Frego non cancella partita — Vendetta di cent'anni ha ancora i lattaioli