Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1906

   

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Leonardo
Rivista d'idee

1906, pagine 390

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   leonardo
   za, dal pragmatismo all'Uomo Dio, ma non c'è mancato un momento quell' inquietezza interna, quella mobilità di spirito, quella felice presunzione, quell' irriverenza ironica e violenta, quel desiderio insaziabile del grande e del nuovo che sono le più odiate e invidiate qualità della giovinezza.
   In grazia di tutto ciò il Leonardo non è stato indifferente a nessuno di coloro che l'hanno letto. L'hanno odiato o ammirato; l'hanno disprezzato o amato, ma sono stati costretti a prendere dinanzi ad esso una qualsiasi attitudine. Non è passato tra il silenzio cortese e le lodi banali come tante riviste del regno d'Italia e d'altri regni — riviste buone, modeste, discrete, stampate come tutte le altre, non troppo stupide, non troppo interessanti, con le dosi prescritte d'incensature old style e di « critiche rispettose ». Il Leonardo ha trovato dei nemici e degli amici ; degli accusatori e degli entusiasti e anche dei curiosi di psicologia e dei simpatizzanti imbarazzati. Mai su nessuna rivista italiana si sono scritti tanti articoli come sopra questa nostra e su nessuna altra si son fatti tanti prognostici ed oroscopi di ogni colore.
   Se tutto questo ci ha fatto piacere, non ci ha però meravigliati troppo. Per quanto giovanissimi, noi conosciamo abbastanza gli umori dei nostri compatriotti per sapere che un' impresa come la nostra sarebbe stata una specie di mostruosità, un semiscandalo, qualcosa fuori delle regole e dei binari accordati dalle consuetudini e dal buon gusto. In nome del « buon gusto » della « garbatezza » della « misura » i « valentuomini » italiani son riusciti a rendere impossibile qualunque deviazione fantàstica dalle strade regolamentari, qualunque esplosione d'idee, qualunque espansione violenta di forze fresche.
   La paura di fare qualcosa che non vada d' accordo colla « tradizionale gentilezza del popolo italiano », col « rispetto dovuto ai venerandi maestri », colla « saggia prudenza che disdegna i facili voli della fantasia » è riuscita a far abortire miseramente chissà quante intelligenze giovani, che avrebbero potuto dare qualcosa di