il pragmatismo
E LA LOGICA MATEMATICA
Non è certo uno dei minori meriti del Leonardo quello di avere stabilito delle linee di comunicazione e provocati scambi di idee tra cultori di studi filosofici appartenenti alle regioni e ai climi intellettuali più diversi e lontani, tra logici ed esteti, tra moralisti ed economisti, tra matematici e mistici, tra biologi e poeti.
In attesa che divenga possibile un esame comparativo dei risultati ottenuti, o preparati, dal movimento di idee e dai traffici intellettuali in tutte queste varietà di direzioni, non sarà fuor di proposito riassumere qui in un prospetto schematico quelli tra tali risultati che si riferiscono a uno dei più importanti tronchi che il Leonardo ha cooperato a costruire e mantiene in esercizio, il tronco cioè che congiunge le varie regioni del Pragmatismo con quelle abitate e coltivate dai « logici matematici ».
Degli stretti rapporti tra 1' uno e 1' altro di questi due campi di ricerca filosofica, era già un sintomo significante il fatto che l'introduttore stesso della parola e del concetto di « Pragmatismo » (Ch. S. Peirce), è nello stesso tempo anohe l'iniziatore e il promotore di un indirizzo originale di studi logico-matematici.
Non è tuttavia dai lavori della scuola del Peirce, ma da quelli invece della scuola italiana facente capo al Peano, che mi pare conveniente prendere qui le mosse per la determinazione di quelli che si potrebbero chiamare i « caratteri pragmatistici » delle nuove teorie logiche.