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Leonardo
Rivista d'idee

1906, pagine 390

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a cura di Federico Adamoli

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   il pragmatismo e la logica matematica
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   sibilità o la « non assurdità » del contemporaneo verificarsi di due o più fatti.
   Il riconoscimento del carattere ipotetico delle proposizioni generali, ha anche cooperato a far rivolgere l'attenzione alle « restrizioni tacite », o alle limitazioni non enunciate, da cui dipende la loro validità. E un buon esempio di ciò l'osservazione del Maxwell (riportata dal Roiti nei suoi Elementi di Fisica 1894, pag. 65) : che anche le più semplici proposizioni sulle aree, ad es. quella che « 1' area d' un triangolo è data dalla metà del prodotto della base per 1' altezza sua », cesserebbero di essere vere se invece di prendere per unità di misura delle aree il quadrato, avente per lato 1' unità di lunghezza, si prendesse il triangolo, avente per base e altezza tale unità.
   Le quali considerazioni si connettono strettamente a quelle dalle quali i pragmatisti sono stati condotti a una più precisa determinazione del contrasto espresso dal linguaggio comune coll'opporre le « leggi » ai fatti, ed a porre sotto una forma affatto nuova la classica controversia tra deterministi e contingentisti. (V. Leonardo,
   Aprile 1905, pag. 57 e Poincaré, Valeur de la science).
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   Un terzo punto di contatto fra pragmatisti e logici matematici sta nell' interesse che gli uni e gli altri dimostrano per le ricerche storiche sullo sviluppo delle teorie scientifiche, e nell' importanza che gli uni e gli altri attribuiscono ad esse come mezzo per riconoscere l'equivalenza o coincidenza delle teorie, sotto le diverse forme che esse hanno assunto nei vari tempi o in diversi campi, pur sempre esprimendo in sostanza gli stessi fatti e servendo agli stessi scopi.
   I logici non meno dei pragmatisti hanno cosi contribuito e contribuiscono a distruggere una quantità di pregiudizi riferentisi a supposti contrasti tra le teorie oggi correnti e le vedute dei grandi scienziati o pensa-