gli amanti d'iddio
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invocasti per me la fortuna, ed io ti dissi che non conoscevo sventura. Imperocché appresi a vivere con Dio e son certo che tutto ciò che egli la non può essere che ottimo. Onde qualunque cosa ei mi manda o permette che mi accada, sia piacevole o dolorosa, dolce od amara, io con animo lieto 1' accetto per ottima, e perciò non conosco sventura. Dicesti inoltre che Dio mi facesse t'elice, al che io similmente soggiunsi che mai ero stato infelice. Poiché nella sola volontà divina ho posto il mio fondamento e in quella cosi integralmente ho trasfusa la mia propria volontà, che qualunque cosa Egli vuole io pure lo voglio e null'altro voglio che il divino volere. Onde non posso essere infelice.
» Ahi, buon uomo, » — riprese il dottore — « e se Dio ti volesse gettare nelP inferno, che cosa diresti ? ». E l'altro : « Gettarmi nel-P inferno ? Ebbene, se lo facesse, ho due braccia con le quali lo stringerei. Un braccio è la vera umiltà, e questo lo porrei per sostegno, e con l'altro, col braccio dell'amore, io lo cingerei così torte da tirarlo con me nelP inferno. Meglio starei nell'inferno con Dio che in cielo senza di lui ».
E il dottore nuovamente gli domandò : «Donde vieni» ? — « Da Dio » — « E dove trovasti la prima volta Dio ? » — « Là dove la sciai le creature ». — a E or dove 1' hai lasciato, o fratello ?» — « In tutti i cuori puri ».
« E che uomo sei tu ? » —
— Io sono un re.
— E dov' è il tuo regno ?
— Nella mia anima. Imperocché ho appreso a governare i miei sensi esterni ed interni sì da aver pronte al mio comando tutte le affezioni e potenze della mia anima. E questo regno, invero, vai più che tutti i regni della terra.
— Che cosa ti condusse a cotal perfezione ?
-— 11 mio silenzio, le sublimi meditazioni e l'unione con Dio. In niuna cosa che fosse minore di Dio potei mai riposare. Ed or Lui ho trovato, e in Lui vita e gioia eternamente
Meistek Eckeuart.
L'idealismo magico.
Vi sono parecchie maniere di renderci indipendenti dal mondo dai rensi a noi unito. Primo, col rendere ottusi i sensi. (Abitudine, esaurimento, indurimento, ecc.). Secondo, per mezzo di un uso conveniente, di moderazione o di avvicendamento delle eccitazioni sensuali. (Medicina). Terso, per mezzo delle massime: a) del disprezzo