un discendente di ami-eto
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Č caratteristico per Kierkegaard che egli si figurasse che la sua opera letteraria dovesse rimanere un episodio isolato nella sua vita L' io č indizio di forte contrasto fra i suoi doni letterari ed il suo temperamento. Egli sentė che la vita immaginativa e contemplativa, affascinante come la trovava, non gli sarebbe bastata per via della potenza sicura che era in lui e che essa non poteva conquistare. Nel suo essere pių intimo il bisogno dell'espressione letteraria del suo io e la melanconia si univano e facevano opposizione o s'influenzavano 1' un l'altra. Questa reciproca azione ci rende capaci di comprendere Kierkegaard. Senza la melanconia e le sue conseguenze forse egli sarebbe diventato un poeta, o sarebbe divenuto un pensatore. Ma cosė fu prevenuto per darsi all'arte o alla scienza per amore ad esse. Egli non fu capace di trovare una tangente, ma fu obbligato di lasciare circolare i suoi pensieri e le sue fantasie intorno al centro che sempre le attirō. I diari del 1848-49 ci forniscono una chiave per la vita interna di Kierkegaard.
La depressione lo indusse a concentrare la mente sulla sua vita interna. Quando si č melanconici l'anima si ritira in sč stessa e cova sč stessa come il ferito cova le sue ferite.
Nella melanconia tutti i pensieri perdono il loro valore, eccettuato l'unico pensiero che contiene un sicuro appoggio, un'ancora di salvezza nella tempesta della vita. La melanconia isola l'individuo. Kierkegaard dice che egli riconobbe ben presto che non poteva trovare nč aiuto nč conforto presso altri. Una vita comune non era possibile per via della profonda differenza fra la sua e la loro attitudine di fronte alla vita. Fu questa la ragione per la quale troncō il suo fidanzamento. A fianco della fanciulla felice e con il cuore leggero egli Per la prima volta comprese quanto era infelice. E comprese pure che essa non poteva capirlo e che la sua di-posizione melanconica l'avrebbe resa infelice. Egli attribuisce alla stessa ragione il fatto dė non aver mai