Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1906

   

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Leonardo
Rivista d'idee

1906, pagine 390

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a cura di Federico Adamoli

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   28o
   LEONARDO
   gono isolate. Il De Vries ha il merito di aver trasformato il problema delle specie in un problema sperimentale ed ha avuto la buona idea di dare importanza al lato fisiologico e non solo a quello morfologico.
   Egli è partito dallo studio delle sottospecie di Jordan che avevano fatto credere all'immutabilità delle specie. L'evoluzionismo ha distrutto questa credenza ma non ha distrutto i fatti sii cui era fondata e questi fatti bisognava spiegarli in qualche modo. Il De Vries vide che tutto diventava chiaro se si ammetteva che nella vita delle specie ci fossero ogni tanto dei brevi periodi di mutabilità seguiti da lunghi periodi d'immutabilità e fin dal 1886 cominciò in grande le sue esperienze servendosi soprattutto di semi di piante selvaggie. Quella che dette subito buoni resultati fu VCEnothera Lamarckiana (della famiglia delle Onagracee) dalla quale ottenne nel 1887 tre esemplari di un nuovo tipo. Il De Vries aumentò le semine e nel corso di 8 generazioni ottenne 12 specie nuove, di cui sette veramente importanti (cenothera gigas - albida -oblonga - rubrinervis - lata - scintillans - nattella).
   Da questi resultati giunse alla conclusione che vi sono nella vita delle specie dei periodi di brusche variazioni, ch'egli chiama mutazioni per distinguerle dalle altre e che corrispondono agli spor/s di Darwin e di Galton, alle Discontinuous- variations di Bateson, ai fenomeni di eterogenesi di Korscinski e alle saltations di Osborn, Esse consistono in un cambiamento improvviso di una parte degli individui di una specie (1-3 010) che si fissa e che non ha nessuna direzione determinata, vale a dire che può essere anche nocivo o indifferente.
   Una delle conseguenze curiose osservate dal De Vries è che le nuove specie sono spesso più deboli delle altre, e molte volte sterili, vale a dire che non sempre le variazioni avvengono a vantaggio degli individui in cui si presentano.
   Da osservazioni dello stesso genere il biologo russo Korscinski ha tratto l'idea molto suggestiva che la lotta per la vita non è uno strumento di trasformazione ma di conservazione. Quando avviene un mutamento brusco — dice il Korscinski (Eterogenesi ed Evoluzione — Memorie dell'Accad. Imper. di Pietroburgo, IX, 94) — l'individuo che ha variato si trova in uno stato di manifesta inferiorità rispetto agli individui che non hanno variato, e per conseguenza è destinato, molto spesso, a sparire nella « lotta per la vita n. La lotta per la vita tende dunque a impedire il fissarsi della