Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1906

   

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Leonardo
Rivista d'idee

1906, pagine 390

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a cura di Federico Adamoli

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   LEONARDO
   nuova edizions del gran libro e mise in vendita a un marco l'ultimo volume che trattava dello stato socialista sperando che almeno il popolo l'avrebbe letto. Ma i proletari se ne occuparono ancor meno dei professori e i marxisti, invece di rispondere alle critiche di Effertz, usarono con lui il metodo di difesa di cui si valsero gli economisti liberali contro Marx : il silenzio.
   In un solo paese le sue idee trovarono buon viso : in Francia. Charles Andler in un corso al Collège libre des sciences societies, (1896-97) parlò di Arbeit und Boden e le sue lezioni rivelarono Effertz a un giovine economista e filosofo francese, Adolphe Landry, il quale s'ispirò alle sue idee, pur criticandole in vari punti, nel suo libro molto notato sopra I' Utilité sociale de la propriété individuile, (Paris, Societé Nouv. de librairie et d'edit. 1901). E ora, finalmente, esce in francese, con una introduzione di Ch. Andler e con gli aiuti di A. Landry, un rimaneggiamento completo di Arbeit und Boden, col titolo più suggestivo di Antagonismes econo-miques.
   Mi dispiace di non essere economista e di non poter dare una esposizione completa di questo libro suggestivo, originale, eccitante e rinnovatore. Un amico nostro ne parlerà presto a lungo nel Leonardo ma io non voglio lasciar passare l'occasione di dire quanto sia importante quest'opera che segna veramente un periodo nella storia dell'economia politica e che ebbe l'altissimo onore di fare arricciare tanti nasi di tanti professori tedeschi.
   L'idea fondamentale di Effertz è che la terra (cioè tutto quello ch'è già dato, la materia prima,. compresa l'intelligenza) ha nell'economia altrettanta importanza che il lavoro. I marxisti considerano i beni come dovuti unicamente al lavoro, mentre per l'Effertz in ogni bene economico c'è della terra e del lavoro. In alcuni c'è più terra che lavoro (es. i cibi) in altri più lavoro che terra (beni di cultura : gioielli, libri ecc.) e perciò non tutti i beni sono egualmente trasformabili fra di loro. Da questo principio Effertz trae una infinità di conseguenze interessanti e imprevedute. Una delle più importanti per me, è questa : che si potrà giungere, per mezzo di una repartizione diversa dei beni, a una società nella quale i beni di cultura saranno molto aumentati e più diffusi senza che aumentino di molto i beni di nutrizione. Infatti la terra è una quantità definita e non si può utilizzare al di là di certi limiti ; d'altra parte i capitalisti non consumano, per ragioni anatomiche evidenti, quelle enormi quantità di cibi che s'immaginano gli operai e per conseguenza anche una diversa repartizione non cambierebbe molto