LA COLTURA ITALIANA
FIRENZE - Francesco Lumachi, Editore - FIRENZE Lire 3,00
« Ha la forma, un pV scomposta, di una sfuriata giovanile contro la disciplina del collegio, ma contiene tanto di verità quanto occorre a dimostrare ohe il collegio è una vecchia baracca inabitabile ». D. Mantovani. (La Stampa, 20 luglio 1906).
». Ogni capitolo del libro è una requisitoria, lo osservazioni giuste abbondano 5. Don R. Murki (Athena, 15 giugno 1906).
« È un libro che con coraggio e eoa violenza dico molto verità cho tutti pensano e pochissimi manifestano..... è la requisitoria contro un mondo da demolire 0
da rifare ». M. Missikoli ( Rinascimento, 5 luglio 1906).
« Gli autori criticano ferocemente e brillantemente la nostra coltura come potrebbe farlo un altro qualunque. Cioè; essi hanno pure un bel merito: di scriverò coraggiosamente quello che gli altri pensano solo e non dicono e di dirlo in quella forma scintillante, rapida, colorita, vivida di sprazzi paradossali iridescenti e abbaglianti che oramai è loro pregio ». M. Fazio ( Vita, 29 giugno 1906.
« I due autori danno gran colpi, ma la loro opera non si può diro soltanto demolitrice ; tutt' altro, perchè essi auspicano ad un rinascimento intellettuale cui affermano esser pronto e maturo il nostro paese ». (Avanti delta Domenica, 28 maggio 1906.
« I ribelli hanno molti torti, sp-cialmente quello d' ingiuriare per il povero gusto di vedu-e certe faccie restare attonite e stupide, corte altre impallidire pelli paura cho toc ;hi anche a loro, ma non ostante questa posa-, non ostante la fret-',1 ondo è stoso quel libretto, non ostante (cho è peggio) gli insulti che vi si dispensano anche ad uomini onorati ed onorandi, c' é un fondo buono : c' è l'intenzione di considerar-) la coltura italiana nel suo insieme e di vedere che cosale manchi ; c' è il tentativo di dimostrare che quando, come accade in Italia, dal manuale scola tico si salta alla dissertazione scientifica, lasciando vuoto 0 seminando di erbaccia tutto 1' immenso spazio intermedio, non si può avere coltura viva e vera ». E. Pistelli (Marzocco, 29 luglio 1906).
<1 Sguaiataggini di due ragazzi presuntuosi e insolenti ». A. D'Ancona (Nazione, 7 agosto 1906).
« Chi conosco il bizzarro spirito degli autori sa che troverà un libro scritto con molta vivacità, molto bene, dove le idee buone spesseggiano ; ma tutte 0 quasi tutte condito « al vetriolo » per cui non potrebbero eventualmente agire che di laite all'infinito, come i veleni in omeopatia ». G. C. Ferrari, (Rivista di Psicologia, maggio-giugno 1906).
« ....capitoli di due giovani ardenti di ideali superbi..... ». B. Giuliano (La
nostra Coltura presente, Alba 1906).
« ....chi potrebbe in verità spazzare le nuove stalle di Augia come questi giovani ribelli che van gridando entro il tempio il loro grido discorde e perseguendo di risa e vituperio la insana e infeconda opera dei dantomani'?... ». G. C. Passerini (Rina-cimento, Milano 20 Maggio 1906).
«. In questo libro si strombettano tutte lo vergogne doli' Italia cosidetta intellettuale, se ne sciorinano i cenci sucidi e si fa un dovere di sbatterglieli ben bene sotto il naso.... ». E Cucchi (Nuovo Giornale, Firenze, 27 aprile 1906).
« Yoilà cortes un livre qui vient de faire éveiller en sursaut un troupoau de Rossìnantes, qui cachaient leur cuir sous une peau de lion ; je veux pirlar des gros bonnets du monde univc-rsitaire.... ». O. Monnei (Revue du, Nord, agosto 1906).
« Gli autori presentano una critica minuta, arguta, energica, elegante, sottile della forma che ha assunto al tempo nostro l'intelletto nazionale e delle espressioni che ha preso, riuscendo a comporre su questo argomento che parrebbe arido e pedantesco, un volume veramente dilettevole ». E. Bodrero (Spettatore, 9 settembre 19061.