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LEONARDO
mati. Noi facciamo uso solo di una piccola parte delle possibili nostre capacità mentali e fìsiche. In alcune persone questo senso di venir tagliate fuori dalle risorse cui hanno diritto è estremo e allora ci troviamo nelle terribili condizioni nevrasteniche e psicasteniche colla vita ridotta a quel tessuto di impossibilità che descrivono i libri di medicina. Le ragioni della nostra imperfetta vitalità possono essere in parte spiegate dalla psicologia scientifica. Essa è il resultato dell'inibizione esercitata da una parte delle nostre idee su altre parti. La coscienza ci fa tutti vili. Le convenzioni sociali c'impediscono di dire la verità alla maniera degli eroi e delle eroine di Bernard Shaw. La nostra rispettabilità scientifica ci trattiene dall'esercitare liberamente le parti mistiche della nostra natura. Se siamo medici le nostre simpatie per la cura psichica sono impedite, se siamo viind curists quelle per la medicina. Noi tutti conosciamo persone che sono modelli di eccellenza ma che appartengono al tipo mentale filisteo estremo. Cosi mortifera è la loro rispettabilità intellettuale che noi non possiamo affatto conversare su certi soggetti, non possiamo lasciare le nostre menti esercitarsi su di essi, non possiamo neppure nominarli in loro presenza. Io ho contato fra i miei più cari amici persone con simili inibizioni intellettuali e coi quali avrei volentieri voluto poter parlare liberamente di certi miei interessi, di certi autori come Bernard Shaw, Chesterton, Edward Carpenter, H. G. Wells, ma non andava, ciò li metteva troppo a disagio; non si prestavano e io dovevo tacere. Un intelletto così legato dalla letteralità e dal decoro fa sulle persone la stessa impressione che farebbe un uomo dal corpo sano che si abituasse a fare il suo lavoro con un solo dito, rinchiudendo il resto del suo organismo senza adoperarlo.
In pochi di noi vi sono funzioni che non siano paraliz-