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LEONARDO
della creazione piuttosto che a quella dell'emanazione. Per esso le teorie metafisiche comprensibili (e non son molte) non possono dar luogo che a diverse conseguenze morali perchè le aspettative pratiche esperimentali sono identiche per tutte. Il che significa che tanto un solipsista arrabbiato quanto un timido materialista scanseranno allo stesso modo un automobile che stia per gettarli in terra mentre la credenza del primo sarà più adatta a favorire certi ideali morali (orgoglio, nobiltà, sogni demiurgici ecc.) che non quella dell'altro.
Per il Pragmatista, dunque, non c'è un' ipotesi metafisica che sia più vera di un'altra. Chi ha bisogno di averne una può sceglierla a seconda dei suoi fini e dei suoi gusti ideali ma non deve troppo illudersi che la sua possa esser riconosciuta la più solida, la più sicura, la più provata e dimostrabile.
Il Pragmatismo non contiene, perciò, nessuna metafisica nè palese nè implicita. Per esso le varie concezioni del mondo, quando si cerca di capirle, non sono che modi diversi per affermare le medesime banalità molto semplici e hanno valore soltanto per la forma più o meno suggestiva, più o meno favorevole a certi scopi e a certe preferenze della nostra anima. Per il Pragmatista le teorie metafisiche sono dei fatti in mezzo ad altri fatti e per lui ciò che importa è il poter prevedere la rispettiva diversità di condotta di quelli uomini che vi credono.
Da quello che ho detto apparirà forse chiaro che il Pragmatismo, piuttosto che una filosofia, è un metodo per fare a meno della filosofia. Da una parte colla lotta contro i problemi privi di senso, la metafisica, il monismo ecc. diminuisce il campo d'azione di ciò che si chiama, storicamente parlando, filosofia e dall'altra parte, coll'eccitare gli uomini a fare più che a dire, a trasformare più che a contemplare, a forzare le cose ad essere davvero in un certo modo invece di affermare che sono di già in quel modo, allarga il campo dell'azione a scapito della speculazione pura. Il Pragmatismo appare dunque