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Leonardo
Rivista d'idee

1907, pagine 326

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a cura di Federico Adamoli

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   .32
   LEONARDO
   Infatti ci sono certuni che sostengono — o per timidezza, o per ignoranza — che il Pragmatismo non è che unaforma o una leggera ritoccatura del Positivismo. Naturalmente c'è chi dice che si tratta di un perfezionamento e chi di un peggioramento. Mario Calderoni, per quanto affermi che il nome di Pragmatismo esprime « realmente un progresso compiuto sulla concezione del positivismo > pure afferma « l'identità fondamentale » delle due dottrine e non vede nella lotta del Peirce contro le questioni prive di senso che una semplice continuazione della lotta dei positivisti contro la metafisica (i). Su questo punto io non penso come il Calderoni e mi stupisco che un amante appassionato delle distinzioni come lui non veda quali differenze ci siano tra le due dottrine.
   I punti nei quali sembrano accordarsi son due : l'importanza della previsione e il rigetto delle questioni futili e assurde. Ma proprio anche su questi due punti — senza contare gli altri che vedremo poi — esistono le differenze.
   Infatti il Pragmatismo non considera la previsione soltanto come possibilità di applicazioni pratiche o come aiuto per la verifica delle teorie ma anche come mezzo di definizione e d' interpretazione delle teorie medesime. In questo caso, perciò, essa rappresenta un' aggiunta del tutto nuova al metodo positivista.
   II Pragmatismo, come il Positivismo, condanna e scarta le questioni assurde e vuote che compongono in gran parte le metafisiche ma non le scarta col pretesto della loro insolubilità. I positivisti, cioè, sono quasi tutti agnostici e dicono che la mente umana non può arrivare a risolverli — i Pragmatisti, invece, sono tutti antiagnostici e sostengono che non è vero che quei problemi sono troppo alti per la nostra intelligenza ma troppo vuoti di senso o stupidi e che il non volersene occupare non è prova d' impotenza ma di potenza della
   (i) Leonardo, III (1905;, p. 19.