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LEONARDO
alla realtà e ci tolgono di possederla senza però riuscire a cambiarla.
Il secondo gruppo si può chiamare dei sentimenti pessimisti ; i quali si rivelano colla tendenza a voler cambiare e mutare ciò che esiste, fatti e teorie, e con una certa diffidenza verso tutto ciò che ci vien dato già fatto e che noi dobbiamo accettare quasi per forza, si tratti d'ipotesi scientifiche o di leggi della natura.
Il terzo gruppo ha invece un carattere ottimista ed è quello dei sentimenti orgogliosi i quali si manifestano con la repugnanza dignitosa ad accettare delle cose già fatte invece di farle da sè ; a ricevere delle eredità intellettuali senza benefizio d'inventario con il dispetto di dover subire ciò che gli uomini chiamano l'inevitabile, 1' immutabile, l'eterno e con la superba speranza di poter cambiare con le sole forze spirituali ciò ch'esiste.
Scendendo da questa psicologia ipotetica a delle previsioni precise, credo che per il Pragmatismo potranno aver simpatia, in generale, tutti quelli che pensano per agire, cioè che preferiscono delle verità provvisorie ma operanti, all'ebbrezza delle parole iperastratte.
Sono esclusi perciò, a priori, tutti i pedanti, affezionati alle formule fisse, i sistematici che considerano il mondo come l'autocrazia di un simbolo ; gli amanti delle verità immobili, delle ragioni pure, dei concetti trascendentali, vale a dire tutti i conservatori di tinta razionalista. Ma ci sono specialmente due classi di menti che, per quanto diverse, mi sembrano destinate a formare il grosso dell'armata pragmatista. Sono gli uomini pratici e gli utopisti. I primi perchè trovano nel Pragmatismo la teoria dei loro disprezzi per le questioni prive di senso e di portata pratica e delle loro simpatie per tutto ciò che è chiaro, efficace, svelto. I secondi perchè trovano nel Pragmatismo delle vedute suggestive che incoraggiano a immaginare e a sperare cose straordinarie. Le idee pragmatiste sulle ipotesi assurde, sulle