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LEONARDO
rettore teatrale, non solo del teatro di Weimar, ma del teatro della propria anima, dove non si perde un effetto, non si getta un quattrino, non si distrugge una creazione per piccola che sia. Gran creatore sì, ma grande economo ; grande autore sì, ma anche, forse, perchè no ? anche più, grande attore. Egli possedeva i fulmini, ma volle anche la scienza elettrica per condurli a sua guisa, e con tutto il suo Olimpismo restò sempre nel fondo un uomo dello Sturm und Drang, in cui, però, la tempesta aveva ceduto le proprie forze a uno stabilimento di produzione industriale. Questo è il cammino che si disegna con due termini: da Werther a Wilhelm Meister.
Da questa psicologia goethiana risulta chiara una cosa: l'opera d'arte è separata dall'uomo in cui si crea (e non : che la crea ; come si dovrebbe dire : « si è pensato in Berkeley.... » e non « Berkeley ha pensato.... », essendo l'esercizio del pensiero qualcosa di impersonale come il cader dell'acqua e il soffiare del vento). Gli unici contatti che 1' uomo abbia con l'opera d' arte sono due, uno anteriore, quello in cui 1' ha cercata o 1' ha subita, uno posteriore, quello in cui sa adattarla e lanciarla nel mondo o non sa ; ossia : l'uomo in quanto ha o non ha la volontà del genio, e l'uomo in quanto è, o non è un impresario dell'opera d'arte. Goethe ebbe volontà di genio, ebbe il dono del genio — ma fu sopratutto un impresario sapiente del suo genio. La volontà, di per sè, non produce l'opera d'arte. Essa la trova già pronta. Ma è evidente che l'aiuta e la porta nel mondo, come una levatrice aprendo quelle porte che, spesso, essa da sola non saprebbe aprire, o non aprirebbe che sformandosi e disseccandosi. Il genio non è pazienza, soltanto ; esso è, principalmente.... genio. Ma esiste veramente la pazienza del genio, cioè la pazienza nell'attendere, la pazienza nello accumulare le occasioni, la pazienza nel liberare la porta materiale del genio. Ma la sua funzione non è una funzione creatrice ; non si crea a volontà : è una funzione liberatrice. L'arte libera, diceva Goethe, ed è il pensiero di Schopenhauer, ripreso dal nostro Conti (Trattato del-