Ultima lettera agli amici
Amici ; so che da gran tempo ognuno di voi ha gli occhi e gli orecchi rivolti verso questa mia solitudine per scorgere e udire i segni della mia vita. In notti remote illuminate dall'ardore della speranza, la mia loquace giovinezza vi promise una qualche rivelazione e voi aspettate con ansia. Ora, che cosa posso dirvi ? Fin dal giorno che vi abbandonai per nascondermi nel silenzio della meditazione il mio cuore non vi ha mai dimenticati e sempre ho inseguito con alacrità per il mondo dégli uomini e delle idee la parola divina che bastasse a calmare la mia e la vostra attesa, ma fino a questo giorno non ho incontrato nel mio pellegrinaggio che lo sconforto e la disperazione. Se oggi vi scrivo non è dunque per mantenere la mia promessa, ma per giustificare il mio troppo lungo silenzio e per mostrarvi il mio cuore pieno di lotte, di singhiozzi e di rinascente entusiasmo. Se alcuni fra voi — forse molti — soffrono quello eh' io soffro, costoro mi comprenderanno e lotteranno e piangeranno con me, e saranno salvi. Anzi sono certo che ognuno di voi aspetta da me la risposta che egli stesso non ha saputo trovare alle sue eterne domande.
Non è egli veramente così amici ? Non foste anche voi tormentati durante tutti questi anni dal dubbio : se non fosse meglio disertare la lotta e avvolgersi cupamente in un sempiterno, immobile silenzio, poiché tutti