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Leonardo
Rivista d'idee

1907, pagine 326

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a cura di Federico Adamoli

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   alcune idee di un filosofo cinese ecc.
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   (Cap. XII § 11) « Tse-Kung (un discepolo di Confucio) aveva viaggiato verso il sud dello stato di Chu, e se ne tornava allo stato di Tsin. Passando a nord del fiume Han, vide un vecchio che lavorava nel suo orto. Dopo aver scavato un solco era andato al pozzo, aveva preso un gran vaso di terra, e con esso estraeva acqua per annaffiare, e si affaticava, adoperando tutte le sue forze, ma con poco frutto.
   Tse-Kung gli disse: « Vi ha un congegno col quale in un giorno si annaffiano cento orti : impiegando pochissima forza si ottiene un grande effetto. Non lo desiderate forse ? »
   L'ortolano guardandolo di traverso, domandò: « Che roba è questa ? » Rispose : « E un ordigno, che consta di un legno forato pesante di dietro e leggero davanti, solleva l'acqua a torrenti. Si chiama cicogna. »
   L'ortolano, tra lo sdegnato e l'ironico, gli disse : « questo ho inteso dal mio maestro : chi adopra macchine ed ordigni, fa cose complicate, e perciò ha pensieri artificiosi ed ha quindi perduto la primitiva semplicità, e il suo spirito è esitante e confuso.
   Io non ignoro il vostro artificio ; ma avrei vergogna di usarlo ».
   Tse-Kung abbassò gli occhi, arrossì, chinò il capo e non rispose ».
   Non è forse questa tesi molto simile a quella di John Ruskin nella sua Fors Clavigera (1 May, 1871, letter V) ?
   u Osserva. Un uomo ed una donna, coi loro bambini, opportunamente addestrati, possono facilmente coltivare tanta terra, quanta occorre per nutrirli : costruire tanto di mura e di tetto quanto basta per alloggiarli, e filare e tessere a sufficienza per vestirsi. Ed essi possono, così facendo, essere perfettamente felici e sani.
   Supponendo ora che essi inventino delle macchine colle quali possano costruire, arare, trebbiare, cuocere e tessere, in modo da non aver più nessuna di queste cose da fare..., io non credo proprio che essi non divengano nè tanto buoni, nè tanto felici quanto essi sono senza le macchine ».
   Ed ho preferito citare Ruskin piuttosto di J. J. Rousseau, perchè Chuang-tse, come Ruskin, nella sua esposizione, mi sembra por mente non tanto alla felicità dell'età dell'oro proveniente dall' osservanza dello stato di natura, a cui voleva tornare Rousseau, quanto alla necessità di non violare il libero svolgersi delle naturali energie umane, comprimendole con le restrizioni troppo ar-t'ficiose dei moralisti. E questo modo di pensare, sebbene pure