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Leonardo
Rivista d'idee

1907, pagine 326

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a cura di Federico Adamoli

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   .95
   leonardo
   e particolarmente per la produzione dei « mezzi di sussistenza. »
   * * *
   La dottrina che l'Effertz critica con maggiore successo, e della quale egli riesce a far ben risaltare l'assurdità, è quella ch'egli qualifica come l'ipotesi dell' illimitata trasformabilità o fungibilità delle merci, la dottrina cioè secondo la quale ogni dose di lavoro attualmente applicata alla produzione di una data merce potrebbe, quando fosse invece applicata alla produzione di un'altra qualunque, produrre di questa una tale quantità da equivalere, in valore di scambio, alla quantità della prima di cui, per tale storno di lavoro, si è evitata la produzione.
   È questa ipotesi che, anche essere esplicitamente enunciata o consciamente ammessa, sta a base di tutte quelle varie specie di argomentazioni nelle quali, prendendo come punto di partenza il computo della quantità di lavoro applicato alla produzione di un dato genere di merci, riputate socialmente inutili o dannose (per esempio armi, prodotti artistici, oggetti di lusso ecc.), se ne trae senz'altro la conclusione che la perdita o il danno subito dalla « società » pel fatto che tale lavoro avrebbe potuto venire impiegato alla produzione di altre merci più utili (per esempio pane o carne), equivale a una tale quantità di questi ultimi prodotti quanta se ne sarebbe potuta comperare col prezzo attuale delle altre merci « inutili » prodotte al loro posto.
   Il difetto che l'Effertz riscontra in queste forme di argomentazione si può paragonare a quello che presenterebbe il ragionamento di chi, dal fatto che occorre un dato numero di ore di lavoro per scavare due pozzi di una data profondità, pretendesse dedurre che più ore non occorrerebbero per scavare un sol pozzo di profondità doppia. L'errore consiste cioè nel non tener conto che, a differenti dosi di lavoro, applicate successivamente