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Leonardo
Rivista d'idee

1907, pagine 326

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a cura di Federico Adamoli

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   un nuovo evangelista del socialismo
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   in uno stesso « campo di produzione », non possono corrispondere, sempre e indefinitamente, dosi uguali di prodotto, e che la limitazione dei « campi » ai quali le varie specie di lavoro sono applicabili è un fatto naturale che dipende così poco delle varie forme di « organizzazione economica » quanto la pioggia o il bel tempo o le fasi della luna.
   Ciò è espresso, come s'è visto, dall'Effertz dicendo che, a determinare il valore di un dato prodotto contribuisce, oltre al lavoro che la sua produzione esige, anche un'altro fattore, cioè la « terra », vale a dire il campo di applicazione di cui tale lavoro ha bisogno per esplicarsi. Ed egli osserva che perchè due diverse merci sieno « trasformabili » nel senso visto sopra — perchè cioè l'astensione dal produrre una di esse possa riguardarsi come una condizione sufficiente per un possibile accrescimento, « equivalente », nella produzione dell'altra — non basta che esse, per usare la metafora di Marx, contengano la stessa quantità di lavoro, ma occorre di più che tra questa e la quantità di « terra » che esse pure « contengono » (cioè di cui esse esigono l'impiego per essere prodotte) sussista 'per ambedue la stessa proporzione. Ora questa è ben lontana dall'essere la stessa in tutti i casi. La quantità di « terra » (nel senso visto sopra) contenuta, a parità di lavoro, per esempio, nella carne o nel pane è assai più grande di quella contenuta per esempio in un fucile o in un libro dello stesso valore.
   A questa distinzione tra le merci alla cui produzione il lavoro ha la massima parte in confronto alla terra, e quelle nelle quali il contrario avviene, l'Effertz riattacca anche un'altra distinzione, non meno importante, quella cioè tra le lotte di distruzione e le lotte di sfruttamento : caratterizzate le prime da ciò che il vantaggio maggiore di ciascuna delle parti contendenti coincide, per esse,