122
leonardo
romanzo, di Emilio Zola, di Giovanni Pascoli e di Nietzsche. Un emporiutn di erudizione, un magazzino Bocconi di coltura, un Baedeker di scienza, un Nilo di originalità, e tutto questo in poco più di un'oretta, nel lungo giro di periodi a spirale, terminanti con frasi sonore che paion boati. Il discorso è pomposamente accademico : sembra una toga sdruci tà del seicento.
La vecchia e insulsa teoria kantiana del sublime, con richiami a Leopardi, alla « nobil natura » e allo « sterminator Vesevo » formano la prima parte dell'orazione. Si apprende, ad esempio, che la Ginestra è la « collera pensosa » — che ne dite papà Tommaseo ? — « di un vinto che non cede », e che l'eredità « trasfigurata e feconda » del pessimismo della seconda metà del secolo XIX è « lo spirito pagano della coltura ».
Il prof. Tarozzi teme i ritorni' al passato, propone la filosofia del canonico Ardigò come diga contro il nuovo misticismo, e conviene che la religione va rispettata, perchè lo spirito ha i suoi diritti. Il libero pensiero non può dare di più. Nella critica dell'avvenire sociale e nella critica della scienza, il prof. Tarozzi, poi, scopre « il fenomeno profondo che caratterizza il sublime e lo distingue dal soprannaturale : cioè la critica della necessità obiettiva ed esteriore, per ridurla a coscienza di naturale libertà, e conciliarla coli' infinito del possibile umano, (pag. 25) ». Evidentemente la filosofia positiva va oltre il possibile animale.
Il prof. Tarozzi ci insegna poi che « la certezza non è la fede poiché la certezza impelle e conforta la volontà, mentre la fede alla volontà s'impone, pag. 28 » Io consiglio al prof, ordinario di filosofia morale lé opere di un filosofo americano, al quale dovrebbero fare di cappello tutte le parrucche universitarie ed accademiche : accenno a W. James, che un altro grande filosofo di stoffa ardigoiàna, in un libro disabitato, mostrò di non avere capito, come, del resto, era facile prevedere.
Eccoci oramai alla fine, alla critica della scienza e all'estetica. Il « sublime » professore parla della pittura, della scultura, dell'architettura — che egli crede ancora in vita forse perchè si fabbricano delle case popolari — contro il rincaro delle pigioni — della drammatica, della lirica e del romanzo, e, necessariamente di EmilioZola.il naturalismo (udite ! udite !) « avrebbe potuto dare, e già stava per offrire coli'arte alla nuova coscienza, come offrì colla persona stessa dello Zola, nel momento dell'epica accusa, un tipo di eroe assai più degno di noi che qualunque sogno inumano di Nietzsche, pag. 38 » Quindi l'appello ai poeti, che non ci sono,