alleati e nemici
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tanti del programma del Leonardo, e non troviamo da ridire che sull'appellativo di manzoniano dato al nostro humour.
Intanto dall'America del Nord e dall'Inghilterra ci giungono altre voci amiche. Il Leonardo, nato e cresciuto tra gli sdegni e gli scherni degli Italiani, viene ora riconosciuto al di là dei monti e dei mari come uno dei sintomi più vivaci della vita spirituale del nostro paese. È la nostra unica vendetta.
Un coraggioso.
Manfredi Porena, Dello stile, Dialogo, Torino, Fratelli Bocca, 1907.
Il coraggio è al nostro tempo una virtù troppo infrequente per poter esimersi da commendarlo, anche quando la sua presenza non è la più opportuna, anche quando non basta a far dimenticare la mancanza di qualcos'altro che fosse ragionevole aspettarsi invece di lui.... che so? trattandosi di libri, virtù meno eroiche, magari, ma più solide : onestà, cultura, serietà mentale, quel che si vuole insomma ; o se vogliamo prendere proprio il caso del signor P. addirittura senso comune.
Grande invero è il coraggio del P., e tale che non consente altra misura della larga ignoranza del P. stesso, della sua incurabile incapacità filosofica: un vero coraggio da leoni.
In virtù del quale or sono pochi anni, nonostante la più assoluta incoscienza delle necessità che il suo nuovo lavoro gli imponeva, passò il P. da opere meno coraggiose e peregrine a comporre un libro d' estetica che intitolò : Cos'è il bello ? (e a maggior chiarezza, come sottotitolo: Schema d'un'estetica psicologica (!) ; libro che gli fruttò, giova ricordarlo, beffe non poche. Non piegò stia costa, il Porena. Risoluto a persistere (e chi sa ormai fino a quando) nella gloriosa spinosa via degli studii estetici, egli si «presenta con un copioso dialogo : Dello stile, che testifica d' una non meno vergine ignoranza, d' una fiduoiosità non meno beata ed inesausta, d' una inettitudine speculativa conservatasi fuor del comune.
Le idee fondamentali e il metodo sono sempre gli stessi che nel libro sul bello. Così, ad esempio, anche qui si comincia a cercar la definizione di stile (come là quella di bello) nell' uso linguistico, giacché pel P„ a quanto pare, lingua=filosofia. Ma l'uso linguistico mostrandosi questa volta troppo poco determinato i tre interlocutori del dialogo (Nigro, Albio, Rufo, ognuno preclaro per peculiari deficienze d'intelletto) son costretti a scorrere e discutere (e con quale dialettica ! ) ad una ad una le più famose definizioni dello stile : Buffon, Voltaire, Bonghi, Bernardi, Tommaseo, Scarabelli, Pellegrini, Molineri, D'Alembert, Fornaciari, Giordani, Brunetière, KSrting, Vossler ; — l'elenco dei quali nomi spiega già a sufficienza la qualità della