Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1907

   

Pagina (298/361)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (298/361)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Leonardo
Rivista d'idee

1907, pagine 326

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   •268
   LEONARDO
   che, posta solamente per caso nel corso della conversazione, quasi può fare gelare il sangue e fremere i nervi, e che ora, enunciata così espressivamente, come quella parola misteriosa in un racconto di Clemente Brentano: tertia nux mors est — può farci balzare come un peccatore. Ahi, felice colui che non ha altro da fare con questo argomento che scriverci un paragrafo e ancora più felice colui che può scrivere il seguente. L'infelice è quello che ha il suo ideale, il contenuto della sua vita, la pienezza della sua coscienza, il suo vero essere in qualche modo fuori di sè. L'infelice è sempre assente a sè stesso, mai presente a sè stesso. Ma assente si può evidentemente essere o nel passato o nell'avvenire. Con questo tutto il territorio della coscienza infelice è abbastanza circoscritto. Per questa limitazione precisa saremo grati ad Hegel, ed ora, poiché non siamo solamente filosofi che guardano questo regno a distanza, osserveremo più scrupolosamente le differenti stazioni che vi sono dentro. Dunque l'infelice è assente. Ma uno è assente, quando è o nel passato o nell'avvenire. Qui bisogna insistere nell'espressione; perchè è evidente, e ce lo insegna anche la filologia, che vi sia un « tem-pus », presente in un tempo passato, ed un « tempus », presente in un tempo futuro; ma oltre questo la stessa scienza ci insegna, che c' è un « tempus », che è « plus quam perfectum », dove non vi è niente di presentico, ed un « futurum exactum » della stessa qualità. Queste sono le individualità speranti e ricordanti. Queste sono, in un certo senso, cioè in tanto che siano solamente speranti o solamente ricordanti, individualità infelici, se in generale sol quella individualità che è presente a sè stessa, è felice. Però non si può con tutto il rigore dell'espressione chiamare infelice, un' individualità se è presentica nella speranza o nel. ricordo. Ciò che deve essere precisato, è questo: che egli è presentico. Vedremo anche con questo che non è possibile che un solo colpo, per quanto doloroso, possa fare di un' uomo il più infelice. Un solo colpo può solamente privarlo sia della