II. PIÙ INFELICE
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con tutta la sua anima, con tutto il suo cuore, con tutto il suo pensiero — allora può ricordare e piangere.
E' un essere reale o una immagine, è una vivente che muore, o una morta che vive — è Niobe. Essa perde tutto insieme ; perdè ciò che essa aveva dato alla vita, perdè ciò che le aveva dato la vita! Ammiratela, cari av,i7rapavs5ip
Guardate là, che bella unione ! Una generazione dà la mano all'altra ! E' per benedizione, per fedele compagnia, per danze allegre ? E la razza respinta da Edipo ; e il colpo si propaga e schiaccia 1' ultima generazione — è Antigone. Però lei è salva, il dolore d' una razza basta per una vita umana. Essa ha voltato le spalle alla speranza, ha cambiato la sua incostanza colla fedeltà del ricordo. Sii dunque felice, cara Antigone ! Noi ti auguriamo una vita lunga, significativa come un profondo sospiro. Che nessun oblio ti privi di nulla ! Che l'amarezza quotidiana del dolore ti sia data pienamente !
Una figura robusta appare ; ma non è sola, dunque ha amici. Come viene qua ? E' il patriarca del dolore, è Giobbe — e i suoi amici. Egli perdè tutto, ma non per un colpo; perchè il Signore prese, ed il Signore prese, ed il Signore prese. Gli amici gli insegnarono a sentire l'amarezza della perdita; perchè il Signore dette, ed il Signore dette, ed il Signore dette e una scioccamoglie in più. Egli perdè tutto ; quel che egli conservò non ci interessa. Venerazione gli è dovuta, cari ov,inapav£xptó[i£va, per i suoi capelli grigi e la sua disgrazia. Egli perdè tutto, ma tutto aveva posseduto.