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LEONARDO
sciuto, il cui nome non so ; ti saluto col tuo titolo d'onore : il più infelice. Ti saluta qui, nella tua casa, la comunità degli infelici, ti saluta all' ingresso della dimora bassa degli umili, ma nonostante più superba di tutti i palazzi del mondo. Vedi, la pietra è tolta, l'ombra della tomba ti aspetta colla sua freschezza deliziosa.
Però forse il tempo non è ancora venuto, forse il cammino è lungo; ma ti promettiamo di riunirci qui spesso per invidiare la tua felicità. Dunque ricevi il nostro augurio, un buon augurio : che nessuno ti comprenda ma tutti ti indovinino ; che nessun amico ti segua : che nessuna donna ti ami ; che nessuna simpatia segreta sospetti la tua afflizione solitaria; che nessun occhio scruti il tuo dolore lontano ; che nessun orecchio scopra il tuo sospiro segreto. O se rifiuta la tua fiera anima tale augurio compassionevole, e disprezza essa quel sollievo, che allora le donne ti amino ; che le gravide nella loro angoscia ricorrano a te; che le madri abbiano speranza in te; che il morente chieda sollievo a te; che i giovani ti seguano; che gli uomini contino su te ; che il vecchio ti afferri come un bastone — che tutto il mondo creda che tu sia capace di renderlo felice. Dunque vivi felice, te, il più infelicel Però, che ho detto: il più infelice ? Il più felice dovrei dire; perchè è veramente un dono della fortuna, che nessuno possa dare a se stesso. Ecco la lingua manca, il pensiero s'imbroglia; perchè chi è il più felice se non il più infelice, e chi è il più infelice se non il più felice, e cosa è la vita altro che demenza, la fede altro che follìa, la speranza altro che 1' ora di grazia prima della morte, l'amore altro che aceto nella ferita ?
Egli sfuggì, e noi ci troviamo di nuovo dinanzi alla tomba vuota. iVllora noi gli augureremo pace, riposo e guarigione, ogni felicità possibile, una morte pronta, un eterno oblìo, e nessuna memoria di lui, perchè nemmeno il ricordo di lui non renda un'altro infelice.