schermagli!:
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Con sei lire all' anno otterrete un brevetto di italianità pura, perchè la Dante Alighieri non fa politica nè religione nè filosofia; essa vi concede il brevetto di italianità senz'altro, senza idee, senza cose, senza religione, senza commercio, senza politica italiana ; di italianità pura e semplice, tanto pura da essere vuota, e tanto vuota da essere parolaia. Infatti la Dante Alighieri difende la lingua italiana — soltanto la lingua — ossia le parole, ed è dunque una società parolaia.
Ora questa Dante Alighieri che dovrebbe rappresentare il massimo idealismo delle nostre classi polite e istruite, non rappresenta dunque che uno dei pregiudizi più vecchi e più rimbecillitivi della nostra razza ; che la lingua, cioè, preceda le cose, e le parole producano l'anima, e siano ed abbian vita e valore staccate dai sentimenti dai voleri dalle creazioni del popolo. Voi sentirete dire che l'unità della lingua fa ed ha fatto l'unità del paese — che la lingua più bella più armoniosa più gentile è la lingua italiana — che la lingua è il patrimonio del popolo, e va tenuta bene guardata nei salvadenai dei puristi, perchè coniata altrimenti non ha più valore — e così via, tanto da trarne la conseguenza che con lo spargersi della lingua italiana si conquistano italiani e col mantenere la lingua italiana si mantengono degli italiani e che la salvezza degli emigranti e degli irredenti sta tutta nel vocabolario italiano.
Io invece non posso affatto concepire la lingua italiana come una cosa separata dall'anima e dalle cose italiane ; come una veste, una maschera, una vernice. E trovo che la lingua ha il valore stesso delle cose : quando gli italiani sono vigliacchi la loro lingua è vile, e quando sono noiosi è noiosa; e son fermamente convinto, checché ne possa dire la Crusca, che i signori Fanfani e Rigutini e gli altri sgobboni fabbricatori di vocabolari per quanto conoscessero la lingua più di Dante, sono stati dei solenni imbecilli e dei pedanti celebri : e nulla di più.
E non posso trattenermi dal pensare che la lingua più dolce più gentile e armoniosa è quella che ci parla la persona che amiamo, fosse pure un'ostrogota del settentrione o un'araba del mezzogiorno, che avesse imparato l'italiano come si impara dai manuali di conversazione turistica, con gli accenti finti e le dieresi artificiali.
Ma cosa vuol fare la Dante Alighieri con la sua propaganda linguistica ? Una lingua è un' anima e un mondo ; insegnate ad avere un'anima italiana e propagate un mondo italiano ; allora la lingua seguirà. Interessate gli stranieri : impareranno l'italiano.