Stai consultando: 'Leonardo Rivista d'idee', Anno 1907

   

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Leonardo
Rivista d'idee

1907, pagine 326

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   schermagli!:
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   tezza della vita, rende la vita superiore al pensiero. Cosa è il pensiero di fronte a questo nobile e sacro esercizio di scelta ? Nulla : l'errore fa parte della verità, e prima di decidervi avete tutto il tempo di esaminare come altri si sono decisi, e dopo che vi siete decisi avete il tempo di correggervi. Anzi, siccome questo pensiero non è neppur cosa vostra, ma voi siete sua, non fate in esso che la parte di un interlocutore in un dialogo, incaricato di rispondere all'avversario, e concorrere così al moto e allo scioglimento che l'autore ha dettato. In fin dei conti un filosofo hegeliano non deve reputarsi nulla di più che un interlocutore in un dialogo : Croce da la risposta a Hegel, che la dava a Schelling, il quale la dava a Fichte, e così via.
   Ecco perchè sono d'accordo con Amendola nello stimare la vita più del pensiero — ma in disaccordo con lui, perchè la stimo per altre ragioni: per la sua irrevocabilità, non per la sua ampiezza.
   Ma qui mi si potrà dire : e in cosa andate d'accordo con Croce ? io vado d'accordo nell'analisi della insincerità presente, ma non nelle sue cause. A me sembra che se peccato c' è, esso è proprio contro la vita e non contro il pensiero, perchè il dilettantismo e T insincerità sono péccati contro la vita più che contro il pensiero, — almeno se si concepisce la vita come una tragica necessità di scelta e come una serie di scelte irrevocabili.
   pr-
   Esteticume rinascente.
   Fra le tante abitudini che non ho in comune con Benedetto Croce c'è anche quella di non leggere il Giornale Storico /Iella Letteratura Italiana. Non mi sarei dunque mai accorto, senza una nota della Critica, che negli ultimi fascicoli del suddetto giornale si nota una progressiva inquietudine dei suoi compilatori verso ciò che essi chiamano il rinascente esteticume. Inquietudine che deve essere ben grave, se giunge perfino ad accusare VEstetica del Croce di essere stata, senza volerlo, la cagione che u tanti si proclamassero indipendenti da ogni sano tirocinio erudito e superiori ad ogni obbligo di studiare seriamente prima di scrivere ». Ha ragione il Croce di « negare assolutamente che vi siano pochi o molti che si ammantino delle sue teorie per ribellarsi alla disciplina degli studi ». Ma per-