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leonardo
Abbiate pietà dei ricchi !
U Jait dt-s ma uveiti .V, mais il aìntt sa mere....
Fra i non più recenti canoni della critica giornalistica, professorale e imbecille s'è fissato in modo definitivo il seguente : che un artista, un pensatore, un uomo d'azione, sia tanto più da sti mare quanto più povero e infelice è stato; cosicché fra i punti di merito di Leopardi si segnano le sue disgrazie fìsiche, e fra le note di distinzione del Pascoli si trova l'uccisione del padre. Se un filosofo è mediocre basterà dire che stentò la vita, e se un politico è inabile direte che « s'ò fatto dal nulla « — e ciò basterà perchè il pubblico si metta a bocca aperta e batta le mani.
Per conto mio esorto a fare e faccio tutto il contrario. Il dolore, la povertà, le disgrazie non sono forse degli eccellenti stimoli lilla poesia e alla conquista della vita? Finiamola col dolerci dei nostri dolori — e sappiamo trasformarli in opere. Tutti i giorni vediamo i geni fortunati mettersi sull' imbraca, ingrassar la pancia, e lasciare in pace il cervello. Appena uno scrittore povero comincia a guadagnare, la prima cosa che fa è di sciuparsi a scrivere per il denaro. Appena un pittore .riesce ad esser un po' celebre mette su bottega e fabbrica quadri con i discepoli. Soltanto chi non arriva, continua a cercare e a lavorare ; e spesso è più fortunato nel suo silenzio, che gli altri arrivati al clamore.
Compiangiamo i ricchi, i fortunati, i provvisti di libri — quelli che non stentano per avere il pane del corpo e dell'anima. Occorrerà loro un'anima molto più grande se vorranno tirarsi fuori dalla loro vita soddisfacente. Osiamo dire che quelli che riescono ad esser qualche cosa, ed erano ricchi e potenti, lo sono stati malgrado la loro ricchezza e la loro potenza. Essi non hanno avuto altro stimolo che quello del pensiero e del bello, quello dell'azione generosa e del rischio attraente — e non il reddito di questo.
Quando sarà mai che si incomincerà qualche saggio letterario con queste parole : « Per quanto ricco e avesse facile l'ingegno e pronta la penna, riesci ad essere grande....? » g. pr.
Rentrée.
Agli amici toscani meno uno.
Stenterello, dammi l'orecchio e ascolta queste poche parole. Ti parlo così sottovoce perchè quelli di fuori non intendano, ma — vedi ? — arrossisco per te.