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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   16
   marta stI- arda
   Sull'augusto tuo capo.
   Maria Anna, t'accheta,
   E dimmi la cagion del tuo lamento.
   Anna Vedi ! infranto il tuo scrigno ! manomesse Le tue scritture, e l'ultima ricchezza, 175 Ai rapaci sottratta inglesi artigli, L'ultimo nuziale abbigliamento. Di cui già t'era liberal la Francia, Derubato ti viene. Or di reìna Tu non serbi più nulla.
   Maria I vani' fregi
   180 Non creano le regine. Anna, t'accheta ! Pon far di noi vilissimo governo, Avvilirne non mai ! Troppo, o mia cara, A soffrir m'avvezzàro in Inghilterra, Per lagnarmi di ciò. — Le ardite mani 185 Voi metteste, o signore, a quanto io stessa Persua,sa, m'avea di consegnarvi. Se cercate i miei figli, un ne vedrete 15 Per la regia sorella. Or m'obbligate La vostra, fè di porgere quel foglio 190 Alle mani di lei, non alle infide Di Guglielmo Cecilio.
   Paulet Andrò pensando
   Ciò che far mi convegna,.
   Maria A voi non voglio
   Occultarne i concetti. In quello scritto Una, grazia le chieggo; il pio, favore 195 D'un colloquio con lei ! con la sorella A me finorai sconosciuta ! — Io venni Interrogata al tribunal di tali Che non sono miei pari, e che non ponno Inspirarmi fiducia. Elisabetta 200 È sangue de' miei padri ; ella è mia, pari ; A lei sola, o signore, a la reina,
   15 un ne vedrete: era una, lettera, meravigliosa e coturno-ventissima, che non ebbe risposta e che forse non fa neppure recapitata, a Elisabetta.