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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   atto primo — scena Vii.
   17
   Alla suora, alla donna! aprir mi deggio!
   Paulet Quante volte, o signora, abbandonaste In arbitrio di mani assai men degne 205 La vostra, sorte, il vostro onori
   Maria D'un'altra
   Grazia, la prego, e tirannia, può solo Negarla. Da, gran tempo io non ricevo Il conforto divin de' sacramenti. Ora, chi scettro e libertà mi spoglia, 210 E fin la stessa, mia vita, minaccia,.
   Chiudere non vorrammi anche le porte Della, gloria del cielo !
   Paulet A vostra inchiesta
   Il pastor...
   Maria Lo rifiuto ! Un sacerdote
   Della, chiesa mia propria a. voi dimando ! -215 I )i chi stenda, non meno i miei supremi
   Voleri ho d'uopo, La prigion, gli affanni Mi. rodòno la vita,. I giorni miei Noverati son forse, ed io mi credo Già moribonda.
   Paulet Un ottimo pensiero
   220 Che non poco v'onora.
   Maria E non potrebbe
   Una mano invisibile, improvvisa Accelerar la tarda opra del duolo? Però d'ogni mio bene amo disporre.
   Paulet A voi libero il farlo. Elisabetta, 225 Non intende arricchir de' vostri beni.
   Maria Dalle mie» damigelle e da' miei servi Voi m'avete disgiunta. Ove son essi? Come traggono i giorni? Io non mi lagno Perchè priva, ne sia,; ma sicurezza, 230 Datemi che nessuno è molestato,
   Nessun condotto a mendicar la vita.
   Paulbt (in atto di partire) Ad essi è provveduto.
   Marta Ed or di nuovo
   Vi scostate di qui? ne sollevate
   Schiller. _ Maria Stuarda.