atto primo — scena Vii.
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Alla suora, alla donna! aprir mi deggio!
Paulet Quante volte, o signora, abbandonaste In arbitrio di mani assai men degne 205 La vostra, sorte, il vostro onori
Maria D'un'altra
Grazia, la prego, e tirannia, può solo Negarla. Da, gran tempo io non ricevo Il conforto divin de' sacramenti. Ora, chi scettro e libertà mi spoglia, 210 E fin la stessa, mia vita, minaccia,.
Chiudere non vorrammi anche le porte Della, gloria del cielo !
Paulet A vostra inchiesta
Il pastor...
Maria Lo rifiuto ! Un sacerdote
Della, chiesa mia propria a. voi dimando ! -215 I )i chi stenda, non meno i miei supremi
Voleri ho d'uopo, La prigion, gli affanni Mi. rodòno la vita,. I giorni miei Noverati son forse, ed io mi credo Già moribonda.
Paulet Un ottimo pensiero
220 Che non poco v'onora.
Maria E non potrebbe
Una mano invisibile, improvvisa Accelerar la tarda opra del duolo? Però d'ogni mio bene amo disporre.
Paulet A voi libero il farlo. Elisabetta, 225 Non intende arricchir de' vostri beni.
Maria Dalle mie» damigelle e da' miei servi Voi m'avete disgiunta. Ove son essi? Come traggono i giorni? Io non mi lagno Perchè priva, ne sia,; ma sicurezza, 230 Datemi che nessuno è molestato,
Nessun condotto a mendicar la vita.
Paulbt (in atto di partire) Ad essi è provveduto.
Marta Ed or di nuovo
Vi scostate di qui? ne sollevate
Schiller. _ Maria Stuarda.