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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   34 MARTA STI- ARDA
   L'angoscioso mio cor dalla crudele Incertezza? Il vegliente occhio de' vostri Mi separa, dal mondo, e sol m'è noto Che in balìa del nimico è il mio destino. IJn lungo mese di dolor trascorse Da quando mi fu sopra in Forteringa L'assemblea de' Quaranta, ed instruita. Con tumulto indecente una tribuna., Un giudizio inaudito : io fui costretta . Così com'era attonita., confusa, Senza difesa d'orator, sui pochi Suggerimenti della dubbia, mente, A discolparmi di mortali accuse Dalla calunnia sottilmente ordite. Vennero come larve, e come larve Sparvero nuovamente. Or da quel giorno Muto io veggo ogni labbro, e invan mi provo Di leggervi negli occhi una certezza : O se trionfi l'innocenza oppressa-, E la cura de' buoni ; o se prevalga. De' miei nemici lo sleal consiglio. Ah, rompete una volta il pertinace Vostro silenzio, e ditemi che possa O temere o sperar! Paulet (dopo una pausa) Nel vostro eterno
   Giudice confidate. Maria Io nell'Eterno
   La speranza ho già fissa... e ne' terreni Giudici ancora., se ragion li guida,. Paulet Ragion vi si farà. Maria La mia sentenza
   Han proferta? Paulht No '1 so.
   Maria M'han condannata?
   Paulet To no '1 so, vi ripeto. Maria tTso è fra voi
   L'oprar tumultuoso e repentino. Mi vedrò dal carnefice assalita Come il fui dal giudizio?