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Maria Stuarda
Tragedia in cinque atti
Federico Schiller
Editore Remo Sandron, 1925, pagine 171

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ATTO PRIMO — SCENA VII.
   23
   Fin la propria vergogna, tolleraste Che per tutto Edimburgo il regicida L'aureo scettro di Scozia in man recasse : Che voi, difesa da patrizie spade, Precedesse in trionfo, accompagnato Dall'inipreea.r dell'indignata plebe; Che nell'asilo delle sante leggi I costretti ministri (infame gioco !) Assolvessero il reo! Nè questo è tutto!... Me misera !.... Maria Finisci! E sull'altare •
   Itf gli porsi la mano. Anna Oli l'infelice
   Opra lasciate nell'eterno obblio! Opra infelice e disumana ! — E pure Voi non siete, o regina, una perversa. Io vi crebbi fanciulla, e vi conosco D'indole mansueta, e vereconda. La sola, leggerezza in voi mi spiace : Nessun altro difetto. Io lo ridico: Un operoso -spirito maligno. Prende il governo degli umani petti, E vi semina il male: indi fuggendo Lascia ne' traviati vino spavento. Un rimorso crudele. Or da quell'atto, Che il vostro nome denigrò, traeste Una, vita illibata. Io dell'emenda Fui testimóne. Fate core adunque ! E mettetevi in pace. In Inghilterra, Per quanto vi rimorda un vecchio fallo, Colpevole non siete; e giudicarvi L'Inghilterra non può, no '1 può la stessa, Elisabetta. È forza, è forza sola Che qui v'opprime; con la, fronte aperta, Coll'animo securo andar potete Al preteso giudicio. Maria' Alcun s'innoltra... (.Mortimer si prt
   senta alla porta) Anna Ritraetevi tosto! E Mortimelo.